Grano, orzo, mais, meloni, foraggi. L'elenco delle possibili "vittime" della siccità potrebbe non soltanto ricomprendere cereali, orticole e foraggere, ma allungarsi. Con conseguenze più o meno compromettenti per l'agricoltura mantovana.

"Il caldo anticipato e una mancanza di adeguate precipitazioni – sintetizza Marco Speziali, presidente di Apima Mantova – stanno preoccupando gli addetti ai lavori e i risvolti negativi potrebbero concretizzarsi sia in chiave di diminuzione delle rese che di impennata dei listini".

I problemi segnalati in questi giorni in provincia di Mantova, così come in altre realtà limitrofe, riguardano le principali colture a seminativo.

 "In provincia di Mantova – ricorda Sandro Cappellini, direttore di Apima – nel 2010 sono stati circa 50.000 gli ettari coltivati a granoturco, seguiti da circa 30.000 ettari di frumento fra tenero e duro e 4.700 ettari di orzo. Oltre naturalmente ai 2.000 ettari coltivati a melone, che rappresenta una delle più importanti produzioni a livello nazionale. Colture che quest'anno stanno facendo i conti con una stagione che è partita all'insegna del maltempo nella fase di semina dei cereali autunno-vernini e che potrebbe ora svilupparsi all'insegna della siccità".

Quali sono le conseguenze registrate fino ad ora? "Per quanto riguarda orzo e frumento – sottolinea Speziali – il clima secco già manifestatosi per diverse settimane ha pregiudicato la possibilità di ottenere raccolti particolarmente floridi: si attendono riduzioni nelle rese, che nei prossimi giorni saremo in grado di valutare con una certa esattezza".

Per quanto riguarda il mais, coltura notoriamente bisognosa di acqua, si sono manifestati evidenti problemi in fase di nascita e primo sviluppo, "senza contare che in alcune zone della Lombardia è già scattato l'allarme-diabrotica".

Inoltre, secondo Apima, una particolare attenzione dovrà infine essere dedicata nelle prossime settimane proprio al benessere del bestiame. "Quando la colonnina di mercurio raggiunge i 24° - sottolineano da Apima - le vacche da latte iniziano ad avvertire un certo affaticamento, che aumenta se la temperatura tocca i 27-28 gradi. A questo bisogna poi aggiungere le conseguenze del fattore umidità, che amplifica gli effetti dello stress da caldo".