Il mercato dei cereali ha mostrato negli ultimi anni un’impennata dei prezzi. E’ da ritenersi un’impennata strutturale o congiunturale? Di certo si sono ridotti gli stock: le basse produzioni mondiali degli ultimi 3 anni hanno spinto i prezzi all’insù. La sola Australia ha perso il 40% d produzione rispetto al passato. La siccità degli ultimi anni ha decapitato le produzioni/ettaro, facendo crollare gli stock mondiali di cereali ai minimi storici. Ad oggi, non sarebbero sufficienti a nutrire tutto il mondo se si saltasse un solo raccolto. Il calo di produzioni, da solo, non può però giustificare l’entità dell’aumento. Ci sono altre variabili, evidenzia Frascarelli: l’aumento di consumi nei Paesi emergenti, a causa del maggior benessere in queste aree del mondo, ha fatto aumentare la domanda di nutrimenti di pregio – molti di derivazione zootecnica – alla base dei quali stanno i cereali. Inoltre, i biocarburanti hanno anch’essi fatto lievitare le richieste di mais per la produzione di bioetanolo. Bush – ironizza il professore umbro – sembra essersi svegliato tutto d’un tratto e aver scoperto che la dipendenza dal petrolio non si addice agli Stati Uniti. Dopo aver preso sotto gamba per anni la produzione di energie rinnovabili, il presidente degli States ha dato il proprio improvviso imprimatur alla coltivazione di cereali per la produzione di bioetanolo e olii compustibili. Infine, le materie finanziarie: petrolio, rame etc. sono aumentati su scala globale. Da qui si è anche scatenata una prevedibile speculazione finanziaria che si è riverberata anche sui cereali. Secondo le stime, i prezzi non potranno gonfiarsi oltre, anzi: ci dovrebbe essere un prevedibile calmieramento. Di sicuro, almeno per il 2008 i prezzi dei cereali saranno ancora molto vantaggiosi per coloro i quali decidano di investirvi.
Il grano quindi costa sempre molto: ma quanto di vero c’è sulle lamentele dei consumatori circa i prezzi degli alimenti? Sulla pasta il costo dei cereali incide per il 15% – sottolinea Frascarelli – Anche un raddoppio del costo dei cereali incide per non più di pochi punti percentuali sul prodotto finale. Facendo un conto molto semplice, si possono attribuire alla sola crescita dei prezzi del grano un massimo di 4-5 €/anno in più per acquistare pasta da parte di un Italiano medio. Ogni ulteriore aggravio dei costi non dipende quindi dai soli cereali, bensì da altri fattori produttivi e da speculazioni. Ogni connazionale faccia quindi i debiti conti sulle altre voci di spesa del proprio bilancio familiare. Una stoccata giunge anche per i sostenitori delle coltivazioni italiane per le bioenergie: il Brasile – testimonia Frascarelli – si dichiara in grado di esportare in Italia bioetanolo a meno di 0,20 € litro. Contro una tale concorrenza, pertanto, ben poco valgono le migliori intenzioni nostrane di rilanciare l’agricoltura investendo in raccolti da avviare alla produzione di energie rinnovabili.
Infine, Frascarelli fornisce un aggiornamento sulle novità PAC: il 20 novembre la commissione europea ha emanato direttive finanche dopo il 2013. Si proseguirà con il disaccoppiamento e le quote latte vedranno la propria fine (fine dovuta al fatto che in Paesi come la Cina saranno quotidianamente distribuiti nelle scuole 250 cc / procapite di latte? nda).
Si continuerà a premiare chi produce in qualità e chi integra con l’ambiente ed il paesaggio le proprie attività agricole. Un segnale preciso quindi per l’agricoltura italiana: inutile dibattere, il futuro è già segnato. Tanto vale adeguarci.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Unacma - Unione Nazionale dei Commercianti di Macchine Agricole
Autore: D S