La combinazione reflui zootecnici e siero di latte può dare origine alla produzione di bioplastiche e, in misura più modesta, anche di biogas
Fitocelle, legacci per la vite, supporti per trappole a feromoni, teli per la pacciamatura e la solarizzazione sono solo alcuni dei prodotti che si possono ottenere dalle bioplastiche, senza dimenticare il più conosciuto sacchetto in MaterB, che da alcuni anni ha sostituito quelli di plastica tradizionalmente utilizzati nei supermercati e nei negozi alimentari.
Ottenute dall’attività di compostaggio della frazione organica dei rifiuti solidi urbani e da piante particolarmente ricche di amico e di zuccheri, i progetti condotti più recentemente hanno evidenziato che anche il siero di latte può essere utilizzato con questa finalità.
Con 2 litri di siero di latte si ottiene un vasetto di plastica per yogurt. Il progetto sperimentale conclusosi nel dicembre scorso è stato finanziato dal Mipaaf
“Nel dicembre scorso – dichiara Biagio Bergesio di Legacoop Agroalimentare – abbiamo concluso un progetto finanziato dal Mipaaf che oltre a noi ha coinvolto il Cra di Torino (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura), il Politecnico di Torino e l’Università di Bologna. L’idea era quella di capire come sfruttare al meglio il siero di latte che altrimenti i caseifici dovrebbero smaltire come rifiuto. Utilizzando due impianti sperimentali abbiamo utilizzato il siero, insieme a una componente di reflui zootecnici, sia per la produzione di biogas che di bioplastiche in percentuale uguale di 50 e 50. Se per la prima destinazione i risultati ottenuti non sono stati particolarmente soddisfacenti, per la bioplastica il risultato è stato invece più interessante: con 2 litri di siero abbiamo ottenuto un vasetto di plastica per yogurt. Le potenzialità ci sono, si tratta di individuare le aziende che potrebbero essere interessate a sviluppare questo processo”.
L’incremento di bioplastiche ottenute anche da rifiuti solidi urbani e sottoprodotti può portare, da qui al 2020, a un risparmio di diversi milioni di tonnellate di CO2 equivalente
L’incremento della produzione di bioplastiche rappresenta una valida alternativa all’utilizzo delle materie prime di origine fossile. Secondo i dati forniti dall’Unione europea, aumentando la loro produzione, nel 2020 si potrà ottenere un risparmio compreso tra i 9 e i 27 milioni di t. di Co2 equivalente, obiettivo che è legato a filo doppio al concetto di biodegradabilità e compostabilità che le caratterizza.
Per saperne di più sull'andamento del settore delle fonti rinnovabili di energia, l'appuntamento è a BioEnergy Italy (CremonaFiere 5-7 marzo), la manifestazione che, oltre a innovative tecnologie italiane ed estere, fornirà indicazioni sulle soluzioni più efficaci per sfruttare al meglio le risorse a disposizione.
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Fonte: Cremona Fiere