I rappresentanti dei 17 paesi più inquinanti del pianeta si sono dati appuntamento a Washington nell'ambito del Forum delle maggiori economie (Major Economies Forum-Mef) per fare il punto sullo stato dei negoziati per giungere a una strategia comune contro i cambiamenti climatici in vista della conferenza sul clima a Copenhagen (dal 7 all’8 dicembre).
Una settimana fitta di importanti colloqui in cui paesi ricchi e in via di sviluppo cercheranno di spingere avanti le trattative giunte a una fase di stall
Dal 25 al 26 settembre, appuntamento invece a Pittsburgh, in Pensilvania, con il G-20, che include anche i Paesi emergenti. 
Il punto di partenza sarà l'impegno sottoscritto a luglio dai Paesi del G8 e quelli del Mef di contenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi rispetto ai livelli dell’epoca pre-industriali entro la metà del secolo.
Obiettivo che implica un taglio dei gas serra dell’80% a quella data e di almeno il 25-40% al 2020.  
'E' assolutamente cruciale che i dirigenti dimostrino volontà politica e diano linee guida chiare ai negoziatori', ha sottolineato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon non nascondendo tuttavia 'grande preoccupazione'.
Se da un lato si registra come dato positivo il 'cambio di rotta' della nuova amministrazione della Casa Bianca rispetto all'era Bush e la volontà di recuperare un ruolo centrale nel dibattito sul clima al livello mondiale, dall’altro nessuno si nasconde le difficoltà di convincere Cina e India ad accettare limiti alle emissioni che possano mettere a rischio la loro recente crescita. 
 
La lettera di Sarkozy e Merkel
In una lettera inviata sabato scorso al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, il presidente francese Nicolas Sarkozy e  la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno invitato l'Onu e i Paesi che rappresenta ad imprimere un'accelerazione ai negoziati sul clima.
L'iniziativa di Sarkozy e Merkel punta a dare sostanza al vertice sul clima di domani a New York, convocato da Ban Ki-Moon nell'ambito della Global Climate Week, al quale converranno 192 Paesi membri delle Nazioni Unite. 
Per Merkel e Sarkozy l’appuntamento è uno di quelli da non perdere: 'Questo deve essere il vertice della mobilitazione politica per giungere a un accordo mondiale ambizioso sul clima a Copenhaguen', sottolineano nella lettera. 'Dobbiamo dare un mandato chiaro ai nostri negoziatori', insistono, 'affinché si giunga a un accordo che consenta di limitare l’incremento delle temperature a 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali', come stabilito al G8 di luglio all’Aquila.
Nella lettera Merkel e Sarkozy pongono dunque l’accento sull’importanza delle politiche per il clima avviate dall’Ue, ma sarà uno sforzo vano 'se non ci sarà in tutto il mondo una volontà di superare gli interessi particolaristici'.
Per questo da Copenhagen dovrà emergere un accordo che affidi ad ognuno, paesi ricchi e poveri, la propria parte per salvare il pianeta con l’obiettivo di ridurre le emissioni di almeno il 50% entro metà secolo necessario e contenere così entro 2 gradi l’aumento medio della temperatura. 
Se ai Paesi sviluppati Sarkozy e Merkel chiedono dunque di farsi carico di una riduzione dell’80% entro quella data, l’impegno chiesto ai Paesi emergenti è a limitare la crescita dei propri gas serra ai livelli attuali. Per farlo dovranno impegnarsi a stabilire e a rendere pubblici entro il 2012 'piani di crescita esenti da carbonio' coadiuvati da quelli sviluppati. 
Chi si porrà fuori dall’accordo dovrà assumersene le responsabilità. Per questi Paesi dovranno essere escogitate misure di compensazione appropriate, come i dazi sulla CO2, fortemente sostenuti da Sarkozy. Proprio dall’equa ripartizione di diritti e doveri prenderà impulso la nascita di un’Organizzazione mondiale dell’ambiente che costituisca la base di un diritto internazionale dell’ambiente. 
Per ottenere questi risultati, la coppia franco-tedesca ritiene che 'sarà necessario ricorrere a meccanismi finanziari nuovi come un mercato internazionale della CO2 migliorato, ma anche a mezzi di finanziamento interni nei paesi in via di sviluppo'.