Mantenere il sistema di incentivi per le fonti rinnovabili, ma accertandosi che le finanzino davvero e il loro costo non gravi sui consumatori. E’ la posizione espressa dall’associazione di consumatori Adiconsum, al termine del convegno 'Incentivi alle fonti rinnovabili' tenutosi a Roma sull’argomento.
In particolare, Adiconsum sottolinea che gli incentivi attuali non hanno sortito gli effetti sperati, e rischiano di trasformarsi in un nuovo CIP6. Tassa sulla bolletta con cui oggi si finanziano per l’82% le fonti assimilate (combustibili fossili con idrocarburi, combustibili di processo e residui) e appena per il 18% le fonti rinnovabili (eolico, idroelettrico, solare, ecc.).
La proposta di Adiconsum, spiegata dal suo segretario generale Paolo Landi, si riassume invece in tre punti:
- Necessario rimodulare il sistema di incentivazione alle fonti rinnovabili perché così articolato, ossia senza tetti, il rischio è che il peso degli incentivi sulle bollette elettriche da qui fino al 2020 sarà dell’ordine del 20%, contro l’attuale 6%.
- Il peso delle incentivazioni va ricondotto al sistema della fiscalità generale e non ripartito in bolletta, dove chi paga è solo il consumatore.L’attuale incentivazione non tiene conto dello sviluppo tecnologico.
- La rimodulazione andrà, quindi, tarata anche alla luce di tale sviluppo. Un esempio per tutti è il conto energia per il fotovoltaico che supera i 64 milioni di euro, e nonostante diminuisca nel tempo, non si adegua correttamente al rapido miglioramento delle tecnologie utilizzate, ossia ad una maggiore efficienza e un minor costo dei materiali.