Dopo quello del grano e dei cereali anche il prezzo del legno comincia la sua rapida ascesa sulla spinta del boom dei paesi asiatici. Molti analisti tengono d'occhio il settore, perché in molti caso il prezzo dipende più dal trasporto che dalla produzione stessa. I nuovi investimenti in legname nella Nuova Zelanda, in Malesia, in Australia e in Papua Nuova Guinea, spinti dalle continue richieste dei consumatori cinesi, non potranno sopportare la domanda, costringendo all’impennata i prezzi di legname e cellulosa. Gli investitori istituzionali (banche, grosse società…) sono attratti da questo mercato perché fortunatamente gli alberi crescono indipendentemente dal ciclo economico o dall'andamento delle borse. Il rendimento annuo medio del comparto oscilla tra il 10 ed il 14% ben oltre un investimento finanziario non rischioso di lungo periodo.
Un problema che avrà forti impatti sui consumatori sarà la volatilità dei prezzi: come è avvenuto per il grano (ed i suoi derivati) nel corso del 2007, i prossimi 3/4 anni saranno delle continue 'altalene'. La speranza è che a farne le spese non siano solo i consumatori finali dei paesi industrializzati ed i produttori iniziali nei paesi più poveri, con l'innegabile guadagno di tutta la distribuzione e degli intermediari.