Le risposte, ovviamente positive, le ha fornite Raphael Martinez, direttore della Federazione dei produttori di frutta dell'Occitania, nel corso dell'Agricultural Outlook 2030 organizzato in videoconferenza dalla Commissione Agricoltura dell'Ue, con l'obiettivo di individuare prospettive e tendenze dell'agricoltura odierna, ma di tale valore da poter essere estese ad altri contesti europei e ad essere implementate.
"Eravamo chiamati a risolvere un grave problema di calo delle produzioni" spiega Martinez. "In venticinque anni siamo passati da 400mila tonnellate alle attuali 150mila tonnellate di pesche nettarine e 80mila tonnellate di albicocche prodotte in Francia". Il crollo, prosegue, riferendosi in particolare alle pesche, "è stato causato da problemi legati ai costi di produzione e, dunque, alla perdita di competitività sul mercato".
La svolta è avvenuta con il marchio dei "Frutteti ecoresponsabili", progetto che è ancora il direttore della Federazione dei produttori frutticoli occitani ad illustrare.
"Non si tratta di un'iniziativa di produzione biologica - riferisce - anche se, in ogni caso, siamo particolarmente attenti a ridurre le dosi di agrofarmaci utilizzati, scegliamo con attenzione il momento del trattamento in campo, così da limitare l'impatto, ci rivolgiamo prevalentemente ai mercati locali per ridurre i passaggi e i trasporti e siamo molto attenti a comunicare i nostri valori agricoli".
La risposta della filiera è stata molto positiva. Non soltanto i consumatori, come confermato dalla campagna promozionale "Fiers de nos fruits français", che non ha bisogno di traduzione. "Supermercati, fast food, catering collettivo, dietologi e alimentaristi, distributori e logistica… Tutti orgogliosi dei nostri frutti francesi!". Uno slogan che è la migliore spinta per il consumo locale di frutta. Anche quella che, magari, esteticamente non è perfetta da vedere (altra campagna promozionale rivelatasi vincente per i produttori e le tasche dei consumatori).
"Chi ci acquista - prosegue Martinez - ha molto a cuore le questioni ambientali e della salute del consumatore. Siamo riusciti, così, attraverso la nostra filosofia produttiva a farci apprezzare e a diffondere la nostra popolarità". Oggi, in particolare, il 46% dei consumatori conosce il brand "Frutteti ecoresponsabili" e il livello di fiducia raggiunto nei confronti di tali produzioni è salito al 79%, un valore addirittura più elevato rispetto all'agricoltura biologica.
In campo, uno schieramento di cinquanta tecnici è impegnato a seguire quotidianamente i novecento produttori legati alla federazione, così da monitorare attentamente il ciclo produttivo. Un approccio apprezzato anche dalla distribuzione, che ha fatto propri i valori di questi frutticoltori, in grado di coniugare il rispetto per l'ambiente e un'agricoltura green (possibile anche utilizzando la chimica), con la redditività delle imprese agricole e della filiera, la sicurezza alimentare e la trasparenza per i cittadini. Un modello agricolo vincente.
La rotta verde dell'agricoltura