Perché i nodi da sciogliere sono legati all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, con la quale non sempre è facile fare i conti.
Sabato scorso, il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina ha incontrato in Sicilia i vertici del Consorzio di tutela del pomodoro di Pachino a Indicazione geografica protetta, ai quali ha anticipato le misure richieste dall’Italia alla Commissione Ue, e poi riferite ai giornalisti: tra queste l’adozione della clausola di salvaguardia per le colture mediterranee rispetto ai trattati commerciali di libero scambio in corso di stipula con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Una richiesta, quella di Martina alla Ue, volta a tutelare, tra l’altro, i pomodori italiani, vittime dall’ultima campagna, di un vero e proprio crollo delle vendite, a causa dell’invasione del prodotto nordafricano.
Ma i vertici del Consorzio di tutela del Pachino si aspettano di più: Martina avrebbe loro detto che sollecitare gli acquisti della Gdo di pomodoro fresco coltivato in Italia è cosa possibile.
Intanto, proprio oggi, il presidente del Consorzio di tutela Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese e Nocerino, Tommaso Romano, rivela ad AgroNotizie: “Il Consorzio di tutela ha già in animo da tempo di affiancare al disciplinare esistente per il San Marzano Dop pelato un disciplinare di produzione per l’analogo prodotto fresco, purtroppo non sarà così semplice, perché recentemente l’Unione europea ha registrato delle nuove varietà di pomodoro che contengono la dicitura San Marzano: abbiamo avviato un’interlocuzione con il ministero per le Politiche agricole per capire come uscire da questa trappola, non sarà un iter facile nè breve”.
In Sicilia non si danno per vinti: la crisi di mercato del pomodoro italiano che colpisce il Pachino Igp deve essere arginata.
“Apprezziamo in particolar modo la schiettezza del ministro Martina, che ci ha chiaramente indicato quali siano le strade percorribili e quali è più difficile intraprendere - spiega il presidente del Consorzio Sebastiano Fortunato, che aggiunge - Siamo certi che non esiste un’unica soluzione che può risolvere il problema in questione, proprio perché le cause sono molte e stratificate nel tempo; tuttavia allo stesso modo siamo certi che, se l’intenzione espressa dal ministro di sensibilizzare con adeguate iniziative la Gdo verso l’acquisto del prodotto si realizzasse, buona parte delle difficoltà verrebbero meno in breve tempo. Purtroppo le condizioni attuali rendono lunga e difficile l’attivazione della clausola di salvaguardia o dello stato di crisi, ma non perdiamo comunque le speranze”.
In Campania al Consorzio tutela del pomodoro San Marzano non prevedono tempi brevi per la tutela del prodotto fresco e va in scena la crisi d’identità: “Intanto, non dovremmo semplicemente integrare il disciplinare esistente per tutelare il prodotto fresco – spiega il presidente Romano – ma avviare la procedura per il riconoscimento all’interno della filiera di un’autonoma denominazione di origine per il prodotto fresco, ma occorre prima fare pulizia per quanto riguarda le varietà che l’Ue ha già registrato; lo scorso 15 novembre sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea figurano delle varietà nuove che hanno nel nome la dicitura San Marzano, il che è di grande ostacolo per la registrazione della Dop sul prodotto fresco, che si basa invece su altre due cultivar: Kiros e Smeg 20 (derivate dal Cirio 3)”.
La vicenda è stata portata all’attenzione del Mipaaf già da tempo, ma è un problema di non facile soluzione.
“Le varietà registrate per regolamento europeo non possono essere registrate anche nella denominazione di una Dop o Igp, il che già pone dei limiti alla nuova denominazione per il fresco - ricorda Romano, che aggiunge - ma non si può così impedire che un pomodoro fresco ovunque prodotto possa essere commercializzato come San Marzano e avere un’oggettiva funzione evocativa del prodotto fresco che intendiamo tutelare”.