Semaforo rosso per la proposta di accordo interprofessionale sulle pesche e nettarine preparata dal Comitato di prodotto in occasione della riunione svoltasi a fine marzo a Bologna alla presenza di tutte le componenti del Comitato stesso e di numerosi membri del Consiglio di amministrazione, oltre che degli organismi istituzionali.

L’accordo doveva poi essere inoltrato al Consiglio nazionale dell’Organizzazione interprofessionale per l’opportuna ratifica ed il conseguente invio al ministero delle Politiche agricole che successivamente l’avrebbe mandato alla Comunità europea.

Dopo un’attenta analisi della normativa nazionale e comunitaria e dell’andamento della produzione e dei consumi, realizzata dal direttore dell’Area Mercati di Ismea, Fabio Del Bravo, il Comitato Pesche e nettarine – ha sottolineato il coordinatore Gabriele Ferriha redatto un documento in base al quale i frutti di calibro ‘D’ prodotti nel nostro Paese non avrebbero potuto essere immessi sul mercato a partire dal 1° giugno, mentre le pesche e nettarine di seconda qualità potevano essere commercializzate sul mercato del fresco soltanto se di calibro medio grosso A+.

L’accordo non si sarebbe applicato alle pesche e nettarine biologiche e al prodotto destinato all’industria di trasformazione e avrebbe previsto che Agecontrol (rappresentata all’incontro da Graziano Capuccini) controllasse il rispetto delle norme sul territorio italiano al fine di creare le condizioni per poter estendere ‘erga omnes’ le regole così condivise”
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Ferri ha reso noto che dopo alcune riunioni del Consiglio nazionale non è stato possibile raggiungere un accordo unanime sulla proposta elaborata dal Comitato tecnico.

"Con grande rammarico bisogna quindi affermare che abbiamo perso l’opportunità di avviare un percorso in grado di migliorare il livello qualitativo delle nostre pesche e nettarine" ha commentato Ferri.

In definitiva – ha concluso il coordinatore del Comitato Pesche e nettarine – la filiera non ha saputo fissare regole minime da seguire per ottenere un costante miglioramento della qualità del prodotto e assecondare così sempre meglio le richieste dei consumatori. A questo punto dovremo ancora una volta invocare madre natura affinché provveda ad autoregolarsi: una ‘soluzione’ sicuramente insufficiente a garantire risposte concrete ai produttori che con tanto impegno difendono il loro lavoro quotidiano”.