Quali sono i costi della frutticoltura piemontese? A quali condizioni è remunerativo coltivare frutta in Piemonte? Com'è il rapporto con le regioni europee concorrenti? Chi è più competitivo e perché? Quale è la convenienza e la remuneratività delle diverse operazioni colturali ? A queste domande ha risposto il Creso, in una serata organizzata lo scorso primo luglio che si è concentrata sulle tre specie su cui si regge la frutticoltura piemontese: actinidia, melo e pesco.
Luciano Trentini ed Elisa Macchi, entrambi del Cso – Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara, hanno aperto la serata con un'analisi accurata dei consumi e delle produzioni di melo, pesco e actinidia a livello europeo, mettendo in evidenza come il comparto ortofrutta nell'ultimo quinquennio ha visto diminuire la domanda mentre le produzioni non registrano contrazioni.
Trentini ha inoltre fatto notare come la Gdo europea stia progressivamente monopolizzando la domanda dei prodotti ortofrutticoli, "distorcendo a suo piacere il mercato, tutto a sfavore dei primi attori della filiera produttiva". A fronte di questa tendenza l'aggregazione dei produttori appare del tutto insufficiente, a discapito della capacità contrattuale. A rimetterci, ha spiegato Trentini, sono da un lato i frutticoltori, con liquidazioni che sempre più spesso non coprono i costi di produzione, dall'altro gli stessi consumatori, con prezzi che non scendono nemmeno quando l'offerta è scarsa.
Tracciando il quadro dei consumi, si evidenzia come il trend di questi ultimi anni non sia in crescita; anzi in Italia e Germania addirittura appare in calo. Anche l'inizio di questa campagna peschicola non si dimostra essere particolarmente entusiasmante, sia per l'accavallamento produttivo fra le aree del Centro-sud italiano con quelle della Spagna, sia per una evidente flessione nei consumi.
I consumi in particolare sembrano risentire del caso E. Coli che continua a provocare sconcerto e diffidenza verso gli ortofrutticoli, ma più in generale la crisi economica generale si fa sentire nelle tasche dei consumatori.
Un particolare andamento stagionale fa prevedere una concentrazione dell'offerta di pesche e nettarine nelle prossime settimane. Contrariamente al 2010, si potrebbe quindi registrare un eccesso di offerta nel corso del mese di luglio, mentre si spera che la domanda torni a farsi interessante nelle settimane di agosto, dove peraltro si concentra l'offerta piemontese.
Carlo Pirazzoli, ordinario di economia agraria all'Università di Bologna, ha esposto l'indagine sui costi di produzione e di condizionamento del kiwi a livello europeo. I rilievi sull'actinidicoltura piemontese sono stati svolti con la collaborazione del Creso coinvolgendo un gruppo di aziende rappresentative del territorio. La provincia di Cuneo, seconda a livello nazionale per produzione di kiwi, ha un costo di produzione tra i più alti a livello europeo: 0.60 euro/kg. L'analisi tiene conto sia dei costi impliciti (come l'ammortamenti impianti) sia di quelli espliciti (manodopera, mezzi tecnici, ecc.) e di una produzione media nell'ultimo quinquennio stimata in 23 t/ha. Le liquidazioni degli scorsi anni sono state mediamente inferiori ai costi totali, evidenziando la scarsa remuneratività della coltura. Al contrario, il costo di condizionamento dei magazzini piemontesi, pari a 0.4 euro/kg, è risultato tra i più competitivi in Italia e in linea con i principali centri di condizionamento analizzati in Europa.
Graziano Vittone e Davide Nari del Creso hanno presentato i risultati dell'indagine sui costi di produzione del melo. I costi totali ammontano a 0.34 euro/kg per il gruppo Red Delicious (la cultivar di riferimento è stata Red Chief®) e salgono a 0.41 euro/kg per la il gruppo Gala (è stato presa in considerazione la cultivar a colorazione intensa Baigent* Brookfield®). Anche in questo caso si tratta di costi non indifferenti, che però risultano coperti dai prezzi liquidati ai produttori dai principali operatori commerciali piemontesi. In particolare nel caso delle Red Delicious la liquidazione media dell'ultimo quinquennio ha remunerato i costi di produzione, consentendo un piccolo utile di impresa.
Luca Barbero della Provincia di Cuneo ha infine presentato un lavoro realizzato nel triennio 2007 – 2009 nel quale si sono stati rilevati i costi di produzione di melo, pesco e actinidia di sei aziende locali. L'indagine mette in luce i margini di manovra a disposizione delle singole aziende per incidere sui costi, organizzando al meglio i fattori della produzione.
In chiusura Cesare Gallesio ha illustrato le attività dell'Osservatorio regionale per lo sviluppo e il coordinamento del settore ortofrutticolo piemontese del Creso. Tale progetto si ripropone di creare un metodo di rilevazione degli stock – con frequenza quindicinale per le pomacee e settimanale per la frutta estiva – che consenta di modellizzare il flusso dei volumi trattati. La previsione delle produzioni locali e globali consente infatti di mettere in campo le migliori strategie di mercato per far fronte agli effetti di eventuali sovrapproduzioni.
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Fonte: Creso - Consorzio di ricerca sperimentazione e divulgazione per l'ortofrutticoltura piemontese