La patente di guida per i trattori sarà presto una realtà. A febbraio 2013, infatti, entra in vigore l'accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012 che recepisce la direttiva comunitaria 59/2003 sull'abilitazione all'uso delle attrezzature professionali. Per guidare un trattrice agricola sarà quindi necessario o dimostrare di avere una esperienza documentata di almeno due anni, che comunque non svincola dall'aggiornamento, oppure conseguire il "patentino" attraverso un percorso formativo che prevede tre ore d'aula e cinque di pratica. 

 

Questo in linea generale. Nello specifico, tuttavia, la normativa presenta diversi punti oscuri.

 

"Auspico – ha detto Giulio Felicetti dell'associazione "Agricoltura è vita" - che siano presto pubblicate delle linee guida per chiarire, ad esempio, se il possesso della patente A o B rappresenta una discriminante per l'accesso ai corsi di formazione e se questi sono rivolti solo ai maggiorenni oppure anche a chi abbia già compiuto sedici anni".

 

Non mancano poi criticità di natura squisitamente tecnica. Infatti, per le attività di formazione, l'accordo Stato-Regioni prevede l'impiego di trattori con sedile passeggero e con doppi comandi quando in realtà macchine del genere ancora non sono disponibili (i cingolati non hanno il sedile passeggero). Un altro aspetto problematico, ma non insormontabile, è quello relativo agli oneri economici della "riforma". Il patentino dovrebbe interessare una platea di utilizzatori stimata in circa 2 milioni di persone, con un onere economico complessivo di alcune centinaia di milioni di euro. Le risorse però potrebbero essere reperite attingendo ai fondi europei per la formazione o alla dotazione dell'Inail.