Se così fosse, secondo Apima e Confagricoltura, sarebbero soggette a revisione, nella sola provincia di Mantova, oltre 20mila trattrici e mezzi agricoli semoventi, dei quali più di 4mila di proprietà dei contoterzisti. Mentre a livello nazionale, secondo stime fornite da Confagricoltura, il computo dei mezzi soggetti a revisione supererebbe il milione e mezzo di unità. Secondo i vertici virgiliani di Apima e Confagricoltura, inoltre, non vi sarebbe alcun motivo per introdurre un ulteriore aggravio burocratico, a danno di imprese agricole ed agromeccaniche.
“Non sussistono i presupposti concreti per applicare una semplice eventualità, assolutamente facoltativa – dichiara Matteo Lasagna, vicepresidente di Confagricoltura Mantova – dal momento che l’impatto sulla circolazione stradale delle macchine agricole è minimo e i pochi incidenti che vedono coinvolti i mezzi agricoli non sono assolutamente da addebitare a problemi legati all’efficienza strutturale e meccanica dei mezzi”.
Insomma, secondo le due organizzazioni sindacali non sussisterebbero i presupposti per introdurre la revisione. “Anche perché – ricorda Speziali – le imprese agricole ed agromeccaniche, in base al decreto legislativo 101 del 2005, sono responsabili dell’efficienza tecnica dei mezzi utilizzati e al contempo possono effettuare attività di autoriparazione nelle proprie officine”.
Introdurre la revisione obbligatoria, oltre ad essere estremamente onerosa da un punto di vista economico, comporterebbe complicazioni sotto un profilo logistico. “Sarebbe estremamente complicato –prosegue Lasagna- portare alla Motorizzazione centinaia di trattori, mezzi agricoli, mietitrebbie per il controllo”. E non piace ai sindacati nemmeno la proposta di creare officine autorizzate sul territorio, come proposto dal segretario generale di Unacoma, Marco Pezzini. “Piuttosto che introdurre ulteriori balzelli per le imprese che lavorano e utilizzano con professionalità le macchine agricole – conclude Speziali – sarebbe più utile per gli agricoltori e gli agromeccanici che il ministero dei Trasporti e quello delle Politiche agricole imponessero ai costruttori di mezzi di fabbricare macchine nel rispetto delle norme vigenti anche sulla sicurezza del lavoro. Il caso delle cinture di sicurezza, dell’adeguamento al rumore, vibrazioni e quant’altro sono un esempio emblematico”.
© AgroNotizie - riproduzione riservata