Nelle nostre campagne fossati, rogge e canali sono spesso elementi non solo essenziali a trasportare l'acqua verso i campi, ma anche a delimitare i confini di proprietà. Si tratta dunque di opere essenziali, che tuttavia devono essere manutenute correttamente per assolvere al proprio compito.
Ma chi deve provvedere alla pulizia dei canali? Per mettere dei punti fermi abbiamo chiesto aiuto a Stefania Avoni, avvocato che collabora con ConsulenzaAgricola.it. "L'articolo 897 del Codice Civile stabilisce che i fossi situati sul confine tra due fondi si presumono in comproprietà tra le due aziende agricole. Questo significa che, salvo prova contraria, entrambi i proprietari dei terreni adiacenti sono tenuti a provvedere alla loro manutenzione ordinaria e straordinaria", ci spiega l'avvocato.
Una deroga a questa regola si verifica solo se è dimostrato che il fosso viene utilizzato esclusivamente da uno dei due confinanti per lo scolo delle proprie acque. In tal caso, il canale si considera di proprietà esclusiva del frontista che ne beneficia.
In generale, per corretta manutenzione si intende che i fossi siano mantenuti liberi da ostacoli e da erbe infestanti che possano impedirne il regolare deflusso delle acque. La manutenzione deve garantire che non si verifichino ristagni o tracimazioni, che possono causare danni ai fondi confinanti.
Stefania Avoni consiglia, qualora i rapporti tra i confinanti lo consentano, di stipulare una scrittura privata che disciplini la turnazione e le modalità di pulizia. Si può ad esempio concordare che ogni frontista si occupi della sponda adiacente al proprio fondo, oppure stabilire dei turni mensili.
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Conflitti e danni: cosa fare?
Nel caso in cui uno dei proprietari non adempia ai propri obblighi, l'altro può inviare una diffida formale e, in caso di danni, percorrere le vie legali per ottenere risarcimento. Questo è particolarmente rilevante in caso di eventi climatici intensi: se, ad esempio, una bomba d'acqua provoca l'esondazione di un fosso ostruito e danneggia un terreno, il proprietario di questo ultimo può agire in giudizio contro il vicino per la mancata manutenzione del fosso.
Qualora il danneggiato abbia provato il nesso causale tra il danno subìto e la condotta omissiva dell'altro confinante, spetta alla controparte dimostrare che si è trattato di un evento eccezionale, non prevedibile né evitabile, e di aver adempiuto ai propri obblighi manutentivi. Documentazione come fatture, foto o testimonianze di terzisti intervenuti possono costituire prova dell'effettivo compimento della necessaria attività manutentiva.
E se il terreno è in affitto?
Una casistica frequente riguarda i terreni in affitto. Se il danno è causato dalla mancata pulizia da parte dell'affittuario, il vicino danneggiato può rivolgersi al proprietario del fondo. Sarà poi questo ultimo a rivalersi sull'affittuario inadempiente, essendo lui il responsabile nei confronti di terzi.
In molti contratti di affitto è esplicitamente indicato l'obbligo per l'affittuario di non modificare il tracciato naturale del fosso e di mantenerlo libero da ostacoli. Anche in questi casi, è utile formalizzare le responsabilità contrattuali per prevenire contenziosi.
Anche i diritti di prelievo dell'acqua da fossi comuni a due aziende confinanti e quindi di proprietà privata seguono il principio di equa distribuzione. Essendo il fosso non demaniale, ciascun frontista può attingere acqua per i propri usi agricoli, ma senza impedire l'analogo diritto del vicino. L'acqua va dunque suddivisa proporzionalmente alla superficie dei campi, evitando prelievi eccessivi che penalizzino l'altro frontista.
Concludendo, i fossi di confine sono elementi fondamentali per la gestione idrica in agricoltura, ma anche potenziali fonti di conflitto tra vicini. Conoscere la normativa e stipulare accordi chiari è il modo migliore per prevenirli. In ogni caso, è sempre preferibile agire con buon senso, tenendo presente che la responsabilità civile può avere conseguenze economiche rilevanti.
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