La convivenza con i vicini non è sempre facile, anche quando si parla di aziende agricole. Uno dei più frequenti oggetti del contendere riguarda lo sconfinamento delle chiome degli alberi. Capita spesso infatti che vicino ai confini aziendali vengano sistemate siepi, ma anche alberi ornamentali o da frutto, comprese le viti. Le piante, crescendo, talvolta sconfinano nel terreno di proprietà altrui, ostruendo la vista, occupando spazio e lasciando al suolo uno strato di foglie in autunno.

 

La legge disciplina nel dettaglio quali sono i diritti dei proprietari degli alberi e dei vicini. Per aiutarci a districarci nel groviglio normativo abbiamo chiesto aiuto a Stefania Avoni, avvocato che collabora con ConsulenzaAgricola.it.

Leggi anche Fossi di confine, chi deve pulirli? Ecco cosa dice la legge

Alberi e confini agricoli

Il Codice Civile stabilisce delle distanze minime che devono essere rispettate quando si piantano alberi nei pressi di un confine. Tuttavia, non tutte le piante sono soggette alla stessa normativa: per esempio, gli alberi ad alto fusto devono essere collocati ad almeno 3 metri dal confine, mentre quelli a basso fusto, il cui tronco non supera i 3 metri di altezza, possono invece essere piantati a 1,5 metri dal confine.

 

L'avvocato Stefania Avoni chiarisce che per alberi ad alto fusto si intendono quelli il cui tronco, prima di iniziare a ramificarsi, raggiunge un'altezza superiore a 3 metri. Ne sono esempi il pioppo, l'abete, il pino e la quercia. Per stabilire la tipologia si può anche fare riferimento alla classificazione botanica.

 

Un discorso diverso riguarda le siepi (salvo alcune eccezioni), le viti e le piante da frutto con un'altezza inferiore ai 2,5 metri, per le quali la distanza minima dal confine scende a soli 0,5 metri. Tuttavia, è sempre bene consultare il regolamento comunale, che può prevedere distanze più restrittive rispetto a quelle stabilite dal Codice Civile.

 

Se gli alberi sono stati piantati rispettando le distanze previste dalla legge, ma le fronde invadono la proprietà del vicino, questo ultimo ha il diritto di chiedere al proprietario della pianta di potarle. Non può però intervenire autonomamente: la potatura deve essere eseguita dal proprietario dell'albero o da una persona da lui delegata. Se questi si rifiuta, il vicino può rivolgersi a un giudice per ottenere un'ordinanza che imponga l'intervento.

 

Diverso è il caso in cui l'albero sia stato piantato a una distanza inferiore a quella prevista dalla legge. In questo caso, il vicino ha diritto a chiedere non solo la potatura, ma anche l'estirpazione della pianta. Anche in questo caso è necessaria un'azione giudiziaria per far valere i propri diritti se il vicino non sente ragioni.

 

Le regole sulle distanze possono essere derogate tramite accordo tra i proprietari confinanti. Ad esempio, è possibile piantare una siepe direttamente sul confine se entrambe le parti lo accettano formalmente, meglio se con un contratto scritto. Questo accordo vincola anche eventuali acquirenti futuri dei terreni confinanti.

 

Esiste anche l'istituto dell'usucapione: se una pianta viene mantenuta a distanza non conforme per oltre vent'anni e il vicino non intraprende azioni legali per contestarla, il diritto alla distanza decade. Attenzione però, semplici rimostranze verbali non bastano. Serve un atto formale di citazione in giudizio per interrompere il decorso dei venti anni.

 

A queste regole generali esistono però delle eccezioni. Ad esempio, se tra due proprietà esiste un muro divisorio e l'albero è piantato a una distanza inferiore a quella legale, non sussiste violazione purché il fusto dell'albero non superi l'altezza del muro. In tal caso, l'ostruzione alla luce e alla vista è già causata dal muro stesso. Tuttavia, se la chioma dell'albero lo supera, il vicino può chiedere che venga potata fino all'altezza del muro.

 

E i frutti? Una domanda frequente riguarda i frutti che pendono o cadono sul terreno del vicino. La legge stabilisce che i frutti caduti spontaneamente sul terreno altrui diventano proprietà del vicino, mentre quelli ancora attaccati all'albero restano del proprietario della pianta. Anche in questo caso, è bene consultare i regolamenti comunali, che potrebbero prevedere disposizioni differenti.

 

In definitiva, possiamo dire che il rispetto delle distanze minime per la piantumazione è fondamentale per evitare conflitti. Quando sorgono controversie, la via del dialogo e dell'accordo resta sempre preferibile, ma se ciò non è possibile esistono strumenti giuridici per tutelare i propri diritti. In ogni caso, conoscere la normativa è il primo passo per una convivenza serena tra vicini di terreno.

 

Hai dubbi legali? Scrivi a redazione@agronotizie.it e proveremo a chiarirli con l'aiuto di un esperto.

Leggi anche Cani nei campi e curiosi in azienda: cosa dice la legge