I dati internazionali ci dicono che ogni 100 euro spesi dal consumatore per acquistare prodotti alimentari 14 vanno nelle tasche dei produttori e 30 in quelle della Gdo, Grande Distribuzione Organizzata. Son medie, ma ci sembrano veritiere.

 

Il vero problema è che oggi per i piccoli e anche medi agricoltori (e anche per tutti i piccoli e medi produttori agroindustriali) non vi sono canali alternativi. Fino a pochi anni fa vi era una pletora di piccoli e medi negozi che rappresentavano assieme ai mercati rionali e - particolarmente in Italia - agli ambulanti, una fetta significativa della distribuzione agroalimentare. Oggi questo tipo di distribuzione è scesa, quasi ovunque nell'Unione Europea, al di sotto del 25% del totale dei consumi.

In sintesi: il sistema alimentare è oggi controllato da grandi corporation, spesso multinazionali, che possiedono le catene di super e ipermercati.

Lo sviluppo esasperato delle Gdo in Europa è frutto delle politiche di estrema liberalizzazione che, in fin dei conti, non ci pare abbiano tanto avvantaggiato i consumatori per quanto concerne prezzi e qualità.

 

In un recente report dell'Ipes Food, il panel internazionale di esperti sui sistemi agroalimentari sostenibili, leggiamo dell'importanza non solo economica dei mercati territoriali; un argomento che ci sta a cuore da lustri. I mercati territoriali (rionali, ambulanti, di paese…) sono, assieme alla piccola distribuzione "tradizionale", oggi assolutamente necessari per sostenere un sistema agricolo sano, equo e, come direbbero quelli bravi, resiliente. Sono utili per dare la possibilità ai piccoli e medi produttori di vendere le proprie merci, sono utili per mantenere la biodiversità e combattere l'omologazione, anche culturale. Sono utili per mantenere nelle città angoli civili di incontro e per non creare quelli che gli americani chiamano i food desert, che son spesso deserti anche sociali.

 

Dopo anni di "lenzuolate" di liberalizzazioni che hanno smaccatamente agevolato le corporation è forse ora, anche in Italia, di fare qualche cosa per agevolare i piccoli. Ci piacerebbe leggere, anche in Italia, di qualche provvedimento legislativo (magari regionale, ci accontentiamo) che abbia l'obbiettivo di ridare un tono alla piccola distribuzione. Perlomeno proviamoci, dai.