C'è un dato che mi ha particolarmente colpito nella recente analisi sullo stato dell'agricoltura dell'Emilia Romagna, come sempre realizzata dal gruppo del professor Fanfani.

Il dato riguarda il ricambio generazionale in agricoltura.

 

In una delle regioni che gode di una delle maggiori profittabilità agricole del Paese vi sono 3.500 giovani under 35 che prenderanno il posto di 30mila over 75. Stiamo parlando di un fattore di circa 1 a 9: un giovane agricoltore dovrà coltivare quello che coltivavano in 9.

Manco a dirlo il settore di maggiore specializzazione e interesse di questi giovani risulta essere la meccanizzazione. Che dovrà essere estremamente spinta dato che anche i vecchi non è che lavorassero (lavorano...) con dei "testa calda".

 

La situazione in Italia (e in diversi paesi dell'Europa occidentale, aggiungiamo) è anche peggiore. Esiste un forte problema di ricambio generazionale e di "leva agricola". Bisogna attrarre giovani all'agricoltura. È un fatto evidente se vogliamo alimentare il Paese, continuare a fare crescere l'esportazione agroalimentare e soprattutto mantenere (e ricostruire, migliorare...) il territorio e il paesaggio.

 

Come stanno continuamente dimostrando i numerosi eventi dannosi a carico dei territori in futuro sarà sempre di più necessario operare con grande accuratezza ovunque, tornando a una visione più agricola e meno industriale delle coltivazioni e cercando di mantenere al meglio il tessuto idraulico e geopedologico. Per questo abbiamo bisogno di agricoltori, che poi lavoreranno con il digitale, i robot e quanto di meglio la tecnologia potrà fornire. Ma abbiamo bisogno di agricoltori. E i giovani si attirano solo in una maniera: con buoni guadagni. Meditate gente, meditate.