I mercati non credono molto alla reale vigenza degli accordi tra Kiew e Mosca per lo sblocco dei porti dell'Ucraina e in Usa si registrano ieri sera, 25 luglio 2022, aumenti sui contratti future del grano tenero che oscillano dallo 0,90 ad oltre il 2% sulle principali piazze, da Minneapolis a Chicago. Secondo il sito specializzato Mercati Grano ciò sarebbe avvenuto "a causa del lancio di missili russi nei pressi del porto di Odessa. Le quotazioni risalgono, ma le variazioni sono state molto inferiori alle perdite di venerdì scorso (22 luglio 2022 Ndr)". Ma anche per un consistente ulteriore acquisto di grano operato dalla Cina in Australia.
Ma sussistono anche elementi concreti ancora più forti, destinati a diventare evidenti nei prossimi giorni: nei porti ucraini sono ferme circa 100 navi da oltre quattro mesi, molte delle quali abbandonate, senza manutenzione e forse non sempre in grado di tenere il mare.
Inoltre, l'obiettivo dell'accordo è quello di movimentare rapidamente i 20 milioni di tonnellate di granaglie rimaste nei silos, per le quali occorrere il contributo di almeno altre 300 navi in pochi mesi, poiché molto presto giungeranno nei porti - almeno in teoria - i cereali del raccolto 2022. Una corsa contro il tempo oggettivamente difficile da vincere, una sfida raccolta nell'accordo separato raggiunto con la mediazione della Turchia.
Al di là di tutte queste difficoltà, le autorità di Kiev hanno garantito per oggi - 26 luglio 2022 - la partenza della prima nave di grano sotto scorta di unità da combattimento della Marina Militare ucraina. Intanto in Italia nella giornata del 22 luglio scorso si sono registrate reazioni positive all'accordo da parte delle organizzazioni agricole.
Coldiretti: "1,2 milioni di tonnellate di cereali per l'Italia"
Per Coldiretti - che stima l'arrivo in Italia di un milione 200mila tonnellate di mais per l'alimentazione animale, grano tenero per la panificazione e olio di girasole - "L'accordo raggiunto per la ripresa del passaggio delle navi cariche di cereali sul Mar Nero è importante per salvare dalla carestia quei 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l'alimentazione ma anche per i Paesi più sviluppati costretti ad affrontare una crescente inflazione spinta dal carrello della spesa e favorita dalla crisi energetica, ma anche dai cambiamenti climatici che con caldo e siccità hanno tagliato i raccolti".
L'emergenza mondiale riguarda direttamente l'Italia che è un Paese deficitario ed importa il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 46% del mais di cui ha bisogno per l'alimentazione del bestiame, secondo l'analisi della Coldiretti.
"L'Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi dieci anni" afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l'importanza di intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro.
Confagricoltura: "Valuteremo effetti intesa sul mercato"
"Con la ripresa delle esportazioni via mare dell'Ucraina, circa 20 milioni di tonnellate di grano potranno essere collocate sui mercati internazionali, con il risultato di ridurre sensibilmente il rischio di una crisi alimentare globale. Adesso valuteremo gli effetti dell'intesa sul mercato, anche alla luce della flessione che le produzioni hanno subìto e subiranno a causa della siccità". È il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sull'accordo firmato per lo sblocco dell'export agroalimentare dai porti dell'Ucraina.
Secondo i dati della Fao - evidenzia Confagricoltura - sono più di 50 i Paesi in via di sviluppo che, fino allo scorso anno, dipendevano dal grano esportato dall'Ucraina per la copertura del fabbisogno totale interno. Nel 2021, ha fatto sapere la Commissione Europea, le esportazioni agroalimentari dell'Ucraina ammontarono a circa 24 miliardi di euro. Le vendite all'estero di grano e semi oleosi hanno inciso per l'84% sul totale. Quasi il 90% dell'export complessivo di settore è stato effettuato via mare.
"L'accordo raggiunto è positivo anche sotto un altro aspetto di rilievo", prosegue Giansanti. "La ripresa delle vendite all'estero da parte dell'Ucraina consentirà di liberare le strutture necessarie per lo stoccaggio dei nuovi raccolti, facilitandone l'ordinata commercializzazione".
"Seguiremo con particolare attenzione anche gli eventuali effetti che lo sblocco dell'export agricolo ucraino potrà avere sulle quotazioni internazionali dei cereali", conclude il presidente della Confederazione.