Gli operatori dei Caa, Centri di Assistenza Agricola, con accesso al Sian, Sistema Informativo Agricolo Nazionale, dovranno essere dei dipendenti degli enti delegati e non potranno essere dei liberi professionisti.
È questa la sostanza di tre sentenze del Consiglio di Stato, pubblicate tra il 28 ed il 29 marzo 2022, che sembrerebbero chiudere il contenzioso che aveva ad oggetto una clausola della convenzione 2020-2021, prorogata anche per il 2022, tra l'Agea e i Caa.
La convenzione regola lo svolgimento delle funzioni pubbliche delegate in materia di gestione dei fascicoli aziendali degli agricoltori italiani.
La clausola impugnata dagli ordini professionali innanzi ai Tar prevede che per lo svolgimento delle funzioni pubbliche delegate da Agea, ed in particolare per l'accesso al Sian, i Caa debbano impegnare solo lavoratori dipendenti dei soggetti delegati.
Secondo una nota di Agea di ieri il contenzioso è da considerarsi "definitivamente chiuso". Ma il Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati non ci sta a farsi estromettere dai Caa e minaccia di arrivare addirittura fino a Bruxelles per far abolire i Caa, ritenuti un unicum tutto italiano nell'Unione Europea.
Le sentenze del Consiglio di Stato capovolgono l'esito di altrettante sentenze di primo grado, stabilendo, tra l'altro, tre principi che accolgono integralmente i motivi sostenuti in giudizio da Agea.
I tre principi delle sentenze
In primo luogo, il Consiglio di Stato considera il modulo organizzativo previsto dalla convenzione impugnata, che comporta la necessità che gli operatori dei Caa destinati all'esercizio delle funzioni pubblicistiche delegate da Agea per l'accesso al Sian siano dipendenti dei soggetti delegati, non risulta irragionevole o non proporzionato o indebitamente afflittivo o discriminatorio, rispetto alle finalità d'interesse pubblico generale di garantire la regolarità, trasparenza e legalità nella gestione degli aiuti finanziari dell'Unione Europea in agricoltura, gestiti proprio a mezzo del Sian.
In secondo luogo il Consiglio nota come l'Agenzia ha agito nel suo ambito di competenza disciplinando l'esercizio delle proprie funzioni pubblicistiche, anche quando delegate, senza intaccare l'autonomia organizzativa dei Caa.
Infine, secondo il Consiglio, il direttore di Agea - Gabriele Papa Pagliardini - che ha adottato lo schema convenzionale contenente la clausola contestata non era in conflitto d'interessi, come invece sostenuto dalle controparti.
Sarebbero poi in arrivo altre sentenze di pari segno e motivazione, tutte originate dai ricorsi di Agea che dai Tar era stata data per soccombente rispetto ai ricorsi degli ordini professionali e del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati.
Papa Pagliardini, scelte di Agea legittime
"La vicenda ha visto contrapposti interessi pubblici ad interessi privati e, per il fatto di avere voluto perseguire l'interesse pubblico generale, e garantire la regolarità, trasparenza e legalità nella gestione degli aiuti finanziari dell'Unione Europea in agricoltura, sono stato tenuto per mesi sotto attacco di lobby alle quali evidentemente non andavano bene le scelte legittime dell'Amministrazione", ha dichiarato nella nota stampa Agea di ieri, 29 marzo 2022, il direttore Gabriele Papa Pagliardini.
"L'azione di riforma dei Caa, dopo quasi due anni di stop forzato, può ora proseguire nell'interesse esclusivo degli agricoltori italiani - ha aggiunto il direttore di Agea - e qualcuno ora dovrà rispondere del suo operato nelle sedi opportune per avere procurato al sottoscritto un grave danno di immagine con motivazioni che il Consiglio di Stato ha ritenuto assolutamente infondate".
Orlandi, sentenze revocabili
Ma Roberto Orlandi, presidente del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati dice: "Pur nell'attesa di conoscere l'esito della causa che abbiamo direttamente proposto - sebbene non mi aspetti nulla di diverso - trovo contraddittorie le decisioni del Consiglio di Stato, che giungano a conclusioni apodittiche, ad esempio laddove si afferma che un uniforme livello di servizi si consegue senza dubbio più facilmente se tutti gli operatori del soggetto delegato (il Caa) sono legati da un rapporto di lavoro dipendente. Ma perché mai, chiedo? In base a cosa dovrebbe essere così? E, soprattutto, quando mai ci sono state delle disomogeneità nel servizio, dovute ai professionisti, visto che questi operano da oltre 10 anni nei Caa, con pieno successo e gradimento degli agricoltori?".
Secondo il Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati queste ultime "sono domande alle quali le sentenze non rispondono, e ciò rappresenta il tipico errore di fatto che le rende revocabili".
Nella nota del Collegio si fa notare che il contenzioso è tutt'altro che chiuso, come vorrebbe invece Agea "Perché noi continueremo questa battaglia fino al ripristino di una condizione di parità di trattamento fra liberi professionisti e dipendenti sindacali" è scritto testualmente in una nota del Collegio emanata ieri, e nella quale si sottolinea come "Il diritto ci offre ancora strumenti e li useremo tutti".
Non solo: "Contestualmente, visto che i Caa esistono solo in Italia, e visto che se n'è voluto fare una specie di privativa per alcuni, porteremo la questione in Europa ed alla Commissione chiederemo che i Caa vengano eliminati: gli imprenditori agricoli devono tornare ‘padroni' del loro fascicolo aziendale".