La prima settimana di guerra in Ucraina ha portato ad un aumento dei costi dei prodotti agricoli pari al 13% per il grano tenero e al 29% per il mais a livello mondiale. È quanto afferma Cai-Consorzi Agrari d'Italia che ha elaborato un primo report in base ai dati del Matif di Parigi, Borsa Merci di riferimento internazionale insieme al Cbot di Chicago.


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In apertura, nella mattina di ieri, Parigi segnava sulla giornata precedente 20 euro in più a tonnellata per il grano tenero (+7%) e 30 euro in più per il mais (+10%). Rispetto alla chiusura di lunedì scorso, alla vigilia dell'attacco russo, il grano tenero è passato da 274 euro a tonnellata agli attuali 310 euro a tonnellata (+13%) mentre il mais è passato da 247 euro a tonnellata agli odierni 320 euro (+29%).

Questa mattina AgroNotizie si è virtualmente affacciata sul Cbot di Chicago e ha monitorato i prezzi di alcune delle materie prime agricole che sono sotto gli effetti del conflitto: il contratto future sul grano tenero ZWK22 - consegna maggio 2022 - ha raggiunto un prezzo medio alle 10:05 ora di Roma di 965,4 dollari Usa, in crescita sui cinque giorni precedenti del 13,31%. Parimenti, pochi minuti più tardi, il contratto future ZCK22 sul mais, sempre con consegna maggio 2022, era attestato ad un prezzo medio di 712 dollari Usa, registrando un incremento di valore sui cinque giorni precedenti del +5,95%.

Secondo le stime di Consorzi Agrari d'Italia il prezzo dei prodotti agricoli strettamente dipendenti dalle importazioni da Russia e Ucraina, come appunto mais e grano tenero, è destinato a salire ulteriormente, mentre al momento non si registrano variazioni sul grano duro, il cui prezzo risente soprattutto della mancata produzione in Canada e dei rincari dei costi di produzione. Anzi, l'indice dei future Durum Wheat Cash DWY00 a tre mesi a Chicago si è portato ieri a 1.250,63 punti, accusando una perdita dello 0,86% sui cinque giorni precedenti.

L'Italia, secondo un'analisi Coldiretti, importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di grano duro necessario per la pasta, senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l'alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 73% del fabbisogno nazionale.


Il costo della pasta, che si produce in con il grano duro, non dovrebbe risentire al momento di particolari rialzi causati dal rincaro delle materie prime, a differenza di pane, biscotti o farine, prodotti derivati da grano tenero, o del mangime per gli animali. Consorzi Agrari d'Italia infine sottolinea come il costo del grano tenero, comunque, incida per il 10% sul prezzo del pane, che risente invece fortemente dei rincari di energia, carburante, imballaggi, trasporti.