Nonostante questa premessa c'è molto ottimismo grazie alla buona qualità delle uve e grazie alla ripresa della domanda.
Quindi la produzione italiana di vino nel 2021 ha un calo del 9% rispetto allo scorso anno (dato Agea), ma supera comunque la Spagna e la Francia, ancora più penalizzate dall'andamento climatico.
Questo è il quadro che emerge dai dati previsionali vendemmiali 2021, curati da Uiv, Ismea e Assoenologi, e presentati nel corso di una conferenza stampa l'8 settembre scorso.
In Italia la ricaduta produttiva maggiore arriva dalla Toscana.
I vigneti italiani resistono e si presentano in buone condizioni sia alla vendemmia, che alla ripartenza, con segnali incoraggianti sia dalla domanda, che sul mercato interno.
I punti cruciali per quest'anno sono stati le gelate del 7, 8 e 15 aprile scorsi, con minime scese anche oltre -4°C, con danni che sono apparsi all'inizio molto gravi, ma successivamente diversi vigneti si sono ripresi, anche se a livello produttivo ci sono differenze da zona a zona e anche da vigneto a vigneto.
Altri problemi sono dovuti all'altalenante andamento climatico di giugno e luglio, mesi durante i quali si sono verificati importanti fenomeni temporaleschi con grandinate eccezionali, in particolare nel Nord Est. Inoltre le scarse risorse idriche e i picchi eccezionali di temperature nel Centro e nel Sud Italia hanno causato ulteriori difficoltà: anche le indicazioni relative ad eventuali anticipi o ritardi sulla maturazione delle uve rispetto al cosiddetto calendario"“normale", sono risultate eterogenee.