Eppure, in 21 pagine di decreto non vengono poste limitazioni all'attività agricola in senso stretto - anzi continua ad essere consentito lavorare nei campi, e nelle stalle, da soli o con dipendenti come pure caricare derrate agricole e bestiame su mezzi autorizzati per la rivendita a terzi - e nel rispetto dei protocolli di sicurezza fin qui adottati.
Due i motivi di questa levata di scudi di Coldiretti, Confagricoltura e Cia:
a) il timore che le limitazioni poste al comparto della ristorazione possano nuovamente tagliare i redditi delle imprese agricole fornitrici del settore Horeca.
b) la certezza che la chiusura serale dei ristoranti sarà applicata anche agli agriturismi che effettuano servizi di ristorazione, con conseguenze drammatiche.
Coldiretti, la filiera perderà un miliardo di euro al mese
Coldiretti con una nota fa presente: "La chiusura anticipata alle 18.00 della ristorazione con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti e pizzerie ha un effetto negativo a cascata sull'agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre un miliardo per le mancate vendite di cibo e bevande nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento".Un forte calo dell'attività che - sottolinea Coldiretti - pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. “Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera, e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di stato" ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Confagricoltura, ristori per Horeca estesi alla filiera agroalimentare
Un comunicato stampa di Confagricoltura rende noto che: "La priorità assoluta è la salute pubblica ma, a seguire, è necessario tener conto delle conseguenze economiche delle nuove, e necessarie, misure assunte dal Governo per frenare la diffusione dei contagi". Lo ha dichiarato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in relazione al nuovo Dpcm. Il settore della ristorazione è tra quelli presi in considerazione dai provvedimenti del Governo, con ulteriori limitazioni dell'attività che avranno impatto anche sui settori collegati al canale Horeca, in primo luogo quello agroalimentare. "I ristori adeguati e tempestivi annunciati dal Governo - sottolinea il presidente di Confagricoltura - devono essere estesi alla filiera agroalimentare. Qualsiasi esclusione sarebbe incomprensibile ed ingiustificata".Confagricoltura ricorda come i consumi alimentari extradomestici, nel 2019, siano ammontati a 85 miliardi di euro. Secondo le stime di Ismea, a causa dell'emergenza sanitaria, si profila quest'anno una contrazione di 41 miliardi di euro.
Cia, agriturismi a rischio chiusura dopo lockdown
Cia-Agricoltori italiani sottolinea invece come "Lo stop alle 18.00 previsto dal nuovo Dpcm per le 24mila strutture agrituristiche nazionali equivale alla chiusura delle attività, che non potranno sostenere i costi di apertura con i soli proventi del pranzo, i cui introiti nei giorni feriali hanno incidenza molto ridotta rispetto a quelli determinati dalla fascia oraria 18.00-21.00. La misura del Governo non tiene, inoltre, in nessun conto delle garanzie di distanziamento sociale offerte dagli spazi in piena campagna e metterà definitivamente in crisi un settore che era faticosamente in ripresa dopo mesi di lockdown, con un danno fin qui stimato da Cia-agricoltori italiani in 600 milioni".Se a queste ingenti perdite dovessero aggiungersi gli effetti delle nuove misure restrittive, "Assisteremmo, dunque, a un'ecatombe di fallimenti con ricadute disastrose per i 100mila addetti del settore - sottolinea Cia. Infine si sottolinea come "Il nuovo Dpcm avrà anche un impatto fortemente negativo per tutte le aziende agricole che hanno come unico sbocco commerciale il canale dell'Horeca - ristoranti, bar, mense, hotel - e che pagheranno un conto salato per la contrazione delle forniture di cibo fresco a tutto il comparto dell'agroalimentare fuori casa, in un paese in cui circa un terzo dei consumi viene realizzato lontano dalle mura domestiche".