Cristian Maretti è il nuovo presidente del Legacoop Agroalimentare. Lo ha eletto all'unanimità l'assemblea delle delegate e dei delegati dell'associazione, riunitasi il pomeriggio del 6 ottobre a Roma. L'assemblea ha rivolto un ringraziamento e un apprezzamento sinceri a Giovanni Luppi per il lungo impegno alla guida dell'Associazione.

Nato a Riolo Terme (Ra) nel 1969, Maretti dal 2015 è presidente di Legacoop Agroalimentare Nord Italia, dove già rivestiva la carica di direttore dal 2010. Laureato in Scienze agrarie, ha conseguito un diploma di specializzazione post-universitaria in Gestione delle imprese agricole e agroalimentari al Centre international de hautes etudes agronomiques méditerranéennes di Montpellier. Componente del Consiglio di presidenza di Legacoop nazionale, dal 2017 ricopre il ruolo di vicepresidente di Fruttagel dal 2017 e, dal 2018, di consigliere di Coopfond, il fondo di promozione di Legacoop.

"La capacità di tenuta e di riorganizzazione produttiva dimostrata dal sistema agroalimentare durante l'emergenza sanitaria non sminuisce di certo le preoccupazioni per il pesante impatto sui bilanci di quest'anno, ma rappresenta anche il punto di partenza per una ripresa che passa soprattutto attraverso progetti per l'integrazione, l'innovazione e la sostenibilità delle filiere, che consentano di utilizzare le risorse messe a disposizione dall'Europa. Un impegno che ha bisogno, naturalmente, di un supporto adeguato da parte delle nostre istituzioni".

È questo il messaggio che il neopresidente di Legacoop Agroalimentare ha lanciato in occasione dell'Assemblea pubblica dell'associazione che rappresenta circa 1.500 cooperative, presenti in molti comparti dell'agroalimentare, con 198.581 soci, oltre 29mila addetti ed un fatturato complessivo, nel 2019, di circa 9,7 miliardi (di cui oltre 1,6 miliardi di export).

"A fronte della crisi provocata dalla pandemia - sottolinea Maretti - la nuova politica dell’Unione, frutto anche del pregevole impegno negoziale da parte del governo italiano, con l'attivazione di risorse ingenti per la ripresa, riapre la possibilità di una nuova stagione di crescita europea; la cooperazione italiana ha le carte in regola per dimostrare quanto di buono ha fatto e quanto potrà fare nel futuro cavalcando la strategia 'farm to fork', rispetto alla quale può contare su esperienze che da tempo fanno parte del suo modo di fare impresa, e investendo in progetti di riorganizzazione strutturali che potranno inserirsi nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza".