Anche quest'anno il convegno vanterà la presenza dei maggiori esperti nazionali come Stefano Zamagni, economista all'Università di Bologna e presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, Angelo Frascarelli, docente di Politica agroalimentare all'Università di Perugia, Michele Vietti, già vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, Maurizio Leo, docente alla Scuola nazionale dell'amministrazione-presidenza del Consiglio dei ministri e editorialista de Il Sole 24 Ore, Gian Paolo Tosoni, tributarista e editorialista de Il Sole 24 Ore.
Un appuntamento, quello del Convegno di dicembre, che ogni anno si rinnova e che vede crescere la platea dei partecipanti. Com'è nata questa idea e quali sono gli obiettivi che si pone?
"È vero – risponde Luciano Mattarelli – penso a quell'incontro tra amici di una trentina d'anni fa quando per discutere dei problemi dell'agricoltura ci sedemmo quasi per caso intorno a un tavolo. Da allora, senza nemmeno programmarlo, ogni anno ci siamo ritrovati con lo stesso obiettivo ma con un numero sempre crescente di colleghi e persone interessate all'argomento, fino ad arrivare ai nomi e ai numeri di oggi: professionisti di chiara fama e una platea che anche lo scorso anno ha sfiorato le 500 unità, obiettivo che intendiamo centrare anche quest'anno insieme a quello che è lo scopo del Convegno: favorire un momento di aggregazione tra professionisti di altissimo livello del settore e imprenditori agricoli per uno scambio di opinioni e per un confronto costruttivo in un clima di grande familiarità. Visti i risultati ottenuti negli anni credo che l'obiettivo sia stato centrato in pieno".
Dove sta andando l'agricoltura italiana?
"Verso un paradigma e un'organizzazione diversi da quella degli ultimi 50 anni. Siamo passati dall'agricoltura tradizionale a quella industriale, multifunzionale, sostenibile e, oggi, smart. Innovazione, diversificazione, sostenibilità, salute e creazione del valore, sono queste le strategie vincenti. E qui si apre un grande capitolo che dovrebbe partire da una maggiore capacità di sfruttare le opportunità offerte dalle attività connesse all'agricoltura. Parlo di trasformazione, agriturismo, qualità, innovazione nei processi e nei prodotti, ma soprattutto dei due driver del cittadino/consumatore di oggi: ambiente e salute. Nel mondo globalizzato l'Italia non può competere sui prezzi delle commodity, può farlo con prodotti e servizi diversificati, innovativi e di valore. Le parole chiave della nuova agricoltura sono agrifoodtech, precision farming, robotics, IoT, blockchain for safety food, smart labelling, sustainable packaging, organic waste ricicling, carbon foot print, water foot print, social foot print".
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Tra i relatori che parteciperanno al convegno vi è Stefano Zamagni, noto economista all'Università di Bologna e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali "Il modello taylorista è superato e deve essere sostituito da quello olocratico, introdotto in America 12 anni fa ma che nel nostro paese non ha ancora fatto la sua comparsa" afferma Zamagni.
Le ripercussioni della globalizzazione e della digitalizzazione sull'attività degli imprenditori e dei professionisti sarà il tema di cui si occuperà il professor Zamagni secondo il quale per il mondo imprenditoriale e dei professionisti urge un cambiamento radicale del proprio modo di agire.
"Due sono gli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi 40 anni – spiega Zamagni – la globalizzazione e la quarta rivoluzione industriale, fenomeni che hanno profondamente modificato i modelli produttivi non tanto e non solo perché hanno rappresentato e rappresentano tuttora una novità, quanto perché hanno modificato i criteri di vita e di pensiero delle persone. Se per le generazioni nate negli ultimi decenni del secolo scorso la tecnologia costituisce uno strumento di lavoro, per i cosiddetti millennials sono invece ambienti di vita, componenti indispensabili della loro esistenza. L'impatto che la globalizzazione e la quarta rivoluzione industriale hanno avuto sul mondo imprenditoriale e dei professionisti ha determinato la crisi dell'organizzazione verticale del lavoro, dove il padrone comandava solo perché era il titolare dell'azienda. È qui che entra in scena il professionista, colui a cui è richiesto lo sforzo e la capacità di aiutare l'imprenditore a una trasformazione culturale che lo affranchi da un ruolo superato, quello che per l'appunto teorizzava Frederick Taylor. Per imprenditori e professionisti quindi si tratta di una grande sfida".
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