In breve
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Dalla Puglia al Friuli Venezia Giulia si contano i danni che vento e grandine hanno causato a tutte le colture e in particolare a ortaggi e vigneti.
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Si moltiplicano gli appelli di agricoltori e allevatori per mettere sotto controllo la fauna selvatica che uccide gli animali e rovina campi e colture.
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Continuano le discussioni sull'accordo commerciale fra Unione europea e alcuni paesi dell'America Latina che si riconoscono nella sigla Mercosur.
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L'inasprimento dei dazi statunitensi al centro delle attenzioni dei produttori di Parmigiano Reggiano, che temono il ridursi dei flussi di export a vantaggio dei prodotti di imitazione.
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A rischio la produzione italiana di zucchero, in passato ridotta al lumicino dalle politiche comunitarie e ora messa sotto scacco dai commerci internazionali.
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Lo Champagne non è più il "re" dei vini con le bollicine. Gli spumanti italiani lo hanno detronizzato per la prima volta.
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Per la cannabis a basso tenore di alcaloidi arriva la sentenza della Cassazione, che ne autorizza solo gli usi alimentari e cosmetici.
Questi sono solo alcuni degli argomenti incontrati sui quotidiani in edicola in questi ultimi giorni. Vediamoli più in dettaglio di seguito.
Sotto la tempesta
Sembra un bollettino di guerra quello delle conseguenze dell'ondata di maltempo sulle colture.Piante sradicate, serre distrutte e frutta flagellata dalla grandine è il quadro che si presenta in Puglia descritto il 18 luglio dalla “Gazzetta del Mezzogiorno”, dopo il passaggio in un solo mese di tre "bombe" d'acqua, fenomeni estremi che hanno avuto come epicentro Manfredonia.
In sofferenza le colture di pomodoro, dove pochi sono gli agricoltori coperti da polizze assicurative.
La conta dei danni continua su “Il Messaggero” del 12 luglio con la descrizione degli esiti delle grandinate in Abruzzo e in particolare nell'area del Fucino, con danni particolarmente pesanti nei vigneti.
La “Nuova del Sud” del 13 luglio concentra la sua attenzione sulla Basilicata, dove la regione ha avanzato la richiesta dello stato di calamità naturale per il Metapontino, già reduce dalle grandinate subite in maggio.
Non è diversa la situazione che si incontra salendo verso Nord, dove nel Polesine si fa la conta dei danni per le serre scoperchiate e i raccolti compromessi dopo la nuova ondata di maltempo descritta il 14 luglio dal “Corriere del Veneto”.
E' tutto incentrato sulle conseguenze del maltempo sulle colture di grano il servizio pubblicato dalla “Nuova Ferrara”, che segnala le difficoltà per le varietà tardive e l'aumentato rischio per la presenza di micotossine.
Nel trevigiano, si apprende dal “Gazzettino” del 16 luglio, a fare le spese di vento e grandine sono in particolare le coltivazioni orticole, colpite a macchia di leopardo con perdite che in alcuni casi arrivano all'80%.
Nella bassa padovana, scrive il “Mattino di Padova” del 16 luglio, i danni sono prevalentemente a carico delle colture frutticole, con conseguenze così pesanti ai frutti da impedirne anche il recupero con la trasformazione.
In Friuli Venezia Giulia le grandinate hanno interessato in particolare l'area di Cormons, nella zona pianeggiante del Collio, in provincia di Gorizia, e a farne le spese, come spiega “Il Piccolo” del 15 luglio, sono stati in particolare i vigneti dove si è perso circa un quarto della produzione.
Dagli al predatore
Dove non è arrivato il maltempo, sono le conseguenze degli attacchi della fauna selvatica a impensierire agricoltori e allevatori.Un problema che riguarda diverse aree, anche fra loro distanti, e mentre “La Nazione” del 12 luglio punta il dito contro i caprioli e altri ungulati che si cibano dei germogli verdi delle viti, in Trentino sono orsi e lupi a creare problemi, come si legge il 14 luglio su “Il Messaggero”.
Rincara la dose “L'Arena” del 15 luglio che dedica un articolo alla presenza di lupi in Lessinia e alla difficile convivenza con gli allevamenti, cosa che ha indotto la Regione Veneto a dare il via libera a un protocollo per monitorare l'effettiva distribuzione di questi predatori o della presenza di ibridi e cani rinselvatichiti.
In Sardegna il controllo del numero di cinghiali trova ulteriore giustificazione nella prevenzione della peste suina africana.
Ai cacciatori, spiega la "Nuova Sardegna" del 18 luglio, sarà concesso di attivarsi anche nelle zone dove il virus è presente, ma solo dopo aver ottenuto il permesso dal servizio veterinario della Asl.
Mercosur? No grazie
C'è apprensione sui mercati per gli esiti delle discussioni sugli accordi commerciali che la Ue intende siglare con alcuni paesi dell'America Latina (Mercosur) e per le tensioni innescate dall'inasprimento dei dazi statunitensi.Degli accordi con il Mercosur si parla il 17 luglio su “Il Fatto Quotidiano” per sottolineare le preoccupazioni degli agricoltori che temono la concorrenza del prodotto di importazione che ne conseguirebbe, mentre i vantaggi sarebbero a favore della grande industria.
Motivi che hanno indotto gli allevatori irlandesi a protestare, cosa che ha convinto il Parlamento irlandese a porre un voto negativo, sebbene non vincolante, sull'accordo, che vede su posizioni critiche, come scrive “L'Osservatore Romano” del 17 luglio, anche il ministro italiano per l'Agricoltura, Gian Marco Centinaio.
“Il Sole 24 Ore” del 13 luglio torna ad occuparsi dell'inasprimento dei dazi commerciali imposti dagli Usa, focalizzando l'attenzione sulle conseguenze per le nostre esportazioni di Parmigiano Reggiano, che vedrebbero aumentare la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione.
Lo stesso argomento è affrontato da “Italia Oggi” del 17 luglio che in proposito ha intervistato il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, per il quale a pagarne le conseguenze sarebbero anche i consumatori statunitensi.
Si riaffaccia per il riso italiano l'incubo delle importazioni dai paesi dell'Est asiatico.
Il governo cambogiano, si legge su "Il Giorno" del 18 luglio, ha infatti presentato ricorso al Tribunale europeo chiedendo l'annullamento delle clausole di salvaguardia che hanno fermato le importazioni da Cambogia e Myanmar.
Bollicine, meglio le italiane
Il mondo del vino festeggia l'imprevedibile e per alcuni versi storica vittoria del vino spumante italiano sul blasonato Champagne francese.È accaduto al Champagne & Sparkling Wine world championships, come si apprende da “La Stampa” del 13 luglio, fra le più importanti competizioni a livello internazionale, alla quale hanno partecipato diciotto nazioni, ognuna con le proprie "bollicine".
Un record di premi e onorificenze per le cantine italiane, come evidenzia il “Corriere della Sera”, del 13 luglio, mettendo l'accento come sia la prima volta che lo Champagne viene sconfitto in questa competizione.
Una vittoria che mette in evidenza l'ottimo livello raggiunto dai vini italiani, in un comparto che ha nel mondo un elevato valore economico.
Quanto sia importante lo mette in evidenza il report di Oiv, l'Organizzazione internazionale del vino, riassunto sulle pagine di “Italia Oggi” del 17 luglio.
Tutti numeri importanti, a partire dai 7,4 milioni di ettari destinati ai vigneti nel mondo per una produzione di 78 milioni di tonnellate, da cui deriva una produzione di 292 milioni di ettolitri di vino, mentre il consumo si attesta a 246 milioni di ettolitri.
Zucchero in estinzione
Numeri e situazione del tutto diversa quella che si registra per lo zucchero italiano.Se ne parla il 14 luglio sulle pagine di “Avvenire” per denunciare che oltre quattro pacchi di zucchero su cinque sono di provenienza estera.
La produzione nazionale rischia poi di essere azzerata dalla concorrenza sottocosto dei paesi del Mercosur.
Questo allarme per lo zucchero italiano è condiviso il 14 luglio luglio da “Libero”, che evidenzia la forte caduta delle coltivazioni di barbabietole, che in poco più di dieci anni sono scese da oltre 90mila ettari a poco più di 30mila ettari.
Dalle pagine de “Il Resto del Carlino” si lancia un appello a Bruxelles affinché vengano evitati ulteriori danni alla bieticoltura italiana, già quasi azzerata dalla riforma del 2005, che aveva consegnato l'Italia alla dipendenza da Francia e Germania per la fornitura di zucchero.
Cannabis sì, cannabis no
Si continua a discutere sull'impiego della cannabis "light", a basso livello di alcaloidi, dopo la sentenza della Cassazione che ha sancito, come si legge su “Avvenire” del 12 luglio, che non è la quantità di principio attivo, ma l'effetto "drogante" a rendere la sostanza illegale.La conseguenza, precisa nello stesso giorno “Il Messaggero”, è che solo gli impieghi alimentari e cosmetici sono ammessi. Per contro, evidenzia “Il Manifesto”, è che foglie, infiorescenze, olio e resina ottenute dalla cannabis non si possono vendere.