Permane grave la situazione di squilibrio dei prezzi all’origine della frutta estiva, specie nelle regioni meridionali. E Agrocepi chiede l’intervento del ministero per le Politiche agricole con l’apertura di un tavolo nazionale di crisi, dove assumere rapidamente decisioni necessarie per fermare una situazione ormai pesantissima.
 

I numeri della crisi della frutta

Secondo le rilevazioni Ismea aggiornate a fine giugno, su Caserta le pesche gialle e bianche restano attestate ad un prezzo oscillante tra i 20 ed i 30 centesimi di euro al chilogrammo alle condizioni “franco azienda – raccolta a carico del produttore”, il che equivale ad una sostanziale vendita sotto costo di produzione. Non va molto meglio per le nettarine a polpa gialla e bianca, che vedono invece i 3040 centesimi tra valore minimo e massimo.

Sempre su Caserta attestate tra i 40 ed i 60 centesimi le albicocche, sempre alle stesse condizioni, che però subiscono un calo di prezzo sulla settimana precedente del 23,1%. Mentre a Cosenza il crollo del prezzo delle albicocche registrato da Ismea a fine giugno sulla settimana precedente è del 22,2% con valori pagati al produttore tra i 30 ed i 40 centesimi.

Secondo alcuni esperti sentiti da AgroNotizie, in alcuni areali del Mezzogiorno d’Italia c’è un problema di calibratura troppo piccola di questi frutti, legato sia all’andamento climatico anomalo di giugno - prima troppo freddo e poi troppo caldo - che a tardivi o inapplicati interventi di diradamento dei frutti in preraccolta. E sul problema di calibratura troppo piccola della frutta meridionale ha avuto buon gioco l’incremento delle partite di importazione richiamate dall’eccesso di offerta sul bacino del Mediterraneo.
 

L'intervento di Agrocepi

E il presidente nazionale di Agrocepi, Corrado Martinangelo, a seguito di questa crisi dei prezzi per albicocche, nettarine e pesche, segnalata con forza anche da Agrocepi Calabria, ha invitato il ministero delle Politiche agricole ad attivare immediatamente un tavolo di crisi nazionale, invitando le regioni interessate, le organizzazioni di settore ed Ismea.

“Bisognerà agire subito su tre versanti – ha dichiarato Martinagelo in una nota stampa - occorre coinvolgere l’Unione europea per definire misure urgenti per sostenere il comparto; alla pari della finanziaria 2018 e del recente decreto emergenze agricole, con apposita normativa da approvarsi in tempi rapidi, è necessario allargare al settore ortofrutta le misure stabilite per il comparto agrumicolo; infine – continua Martinangelo – bisogna snellire e semplificare le misure dei fondi mutualistici previste dall’Omnibus per la stabilizzazione dei prezzi oltre ad incentivare sempre di più le aggregazioni tra produttori, soprattutto se queste ultime siano molto più rappresentative di quelle già esistenti”.

In tale direzione per Martinangelo “le regioni per le loro competenze possono e debbono fare di più come tra l’altro dichiarato opportunamente dai rappresentanti istituzionali della Calabria, passando però dalle parole ai fatti”.

Il presidente nazionale di Agrocepi ha inoltre sottolineato: ”La crisi non è un fatto solo dei territori regionali, ma deve essere assunta dal governo nazionale, che se pur tra luci e ombre su tanti temi che riguardano il settore agricolo si sta muovendo con interventi seri”.

Martinangelo ha infine detto: “Unica cosa da evitare sono passerelle politiche o gli interventi partitici a spot, se vogliamo tutti fare l’interesse delle imprese agricole. Agrocepi nazionale è pronta a fare la propria parte insieme a tutti”.