La prima forma di tutela nel Chianti Classico fu istituita dal Granduca Cosimo III de' Medici, che nel 1716, consapevole del valore di un territorio particolarmente vocato per la viticoltura di qualità, ne definì per la prima volta i confini, per difendere un patrimonio unico al mondo e contrastare le contraffazioni.
E oggi questo territorio trova nei viticoltori i veri e propri custodi della terra, sia dal punto di vista paesaggistico che economico e ora anche ecologico.
I produttori del Chianti Classico mostrano sempre più attenzione verso l'agricoltura sostenibile e la conduzione biologica del vigneto. Una tendenza che è iniziata agli inizi del 2000 e che è in crescita. Da un recente sondaggio effettuato dal Consorzio Vino Chianti Classico sulla propria base sociale, emerge infatti andamento che va verso la viticoltura biologica e la sostenibilità in genere.
Da un campione di 115 aziende, che rappresenta circa un terzo delle aziende consorziate che imbottigliano Chianti Classico con propria etichetta, risulta infatti che il 62% ha già la certificazione biologica o è in conversione. Le prime certificazioni risalgono alla fine degli anni 90 e negli ultimi cinque anni sono state numerose le aziende che hanno richiesto la certificazione.
Ma il sondaggio effettuato dal Consorzio non evidenzia unicamente l'aspetto colturale. Infatti quasi il 70% delle aziende mette in atto buone pratiche di gestione del suolo come l'inerbimento e una su tre sfrutta fonti energetiche alternative come pannelli solari e impianti fotovoltaici.
E non sono rari i casi in cui l'energia viene prodotta anche utilizzando le biomasse tramite appositi impianti, e frequente pratica è il compostaggio del materiale organico di scarto, per esempio della potatura, delle fecce e delle vinacce.
E l'aspetto di tutela dell'ambiente e del territorio non si limita solo al vigneto. Un tratto distintivo del territorio del Chianti Classico è anche la sua ricchezza boschiva, dove più di 4 ettari su 5 sono coperti da boschi.
La gestione delle foreste è un tema di grande attualità e insieme una tradizione antica: la pratica di mantenere il bosco sano, che prenda cura del rinnovamento della vegetazione e del contenimento di malattie, concorre alla conservazione dell'equilibrio dell'ecosistema di questa zona.
Per Carlotta Gori, direttore del consorzio di tutela, il vino è proprio il frutto della fusione di due elementi quello naturale e quello umano. E in quest'ottica la viticoltura biologica e quella sostenibile non sono solo scelte produttive ma "atteggiamenti verso la terra che custodiamo".
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