Il commercio mondiale di mais, sorgo, riso e soia è in aumento.
Uno dei vettori dell'aumento è la Cina, famelica di foraggi per un'industria zootecnica in rapida espansione e ammodernamento. I consumatori cinesi vogliono prodotti che una volta erano 'un sogno' – e li vogliono di buona qualità (la diffidenza è grande dopo gli scandali legati all'adulterazione di diversi alimenti, primo il latte).
Il mercato cinese dei latticini anticipa perciò l'offerta – si ricorre quindi alla importazione: i cinesi stanno rastrellando sui mercati mondiali grandi quantità di latte in polvere e di burro.
Per i cereali e la soia le diverse stime danno una produzione grossomodo in linea con quella record dell'anno scorso.
Il consumo di cereali è in aumento e si dovrebbe abbattere il muro dei 2,1 miliardi di tonnellate per effetto del maggior consumo di grano per l'alimentazione umana e di mais per quella animale e per la produzione di bioetanolo (e anche in questo ultimo caso la Cina spinge).
Gli stock di grano, riso e cerali secondari si mantengono a livelli record. Fra i nuovi player internazionali spiccano la Russia e l'Africa oltre al solito Brasile, che però soffre per l'indebolimento della valuta.
La Russia mostra sempre di più l'aspirazione a diventare paese leader nelle commodities agricole (non solo cerali ma anche zucchero da barbabietola) – tutto sommato il cambiamento climatico potrebbe forse favorire la messa in coltura di terreni vergini.
Interessante vedere invece come l’Africa sia sempre più protagonista del mercato mondiale: si tratta di un importatore nettissimo non solo nella sponda mediterranea e nella fascia sub-sahariana (legate da un insano rapporto post coloniale ai cereali e al latte esteri) ma anche nei paesi che oggi vedono un certo sviluppo economico (Nigeria, Angola, Kenia).
Il mondo è sempre più piccolo e ricordiamo che per la teoria del caos (o regola della globalizzazione, secondo alcuni) un battito d'ali di una farfalla in Brasile può provocare un uragano in Texas.
Lo scorso settembre i francesi si sono accorti che dagli scaffali dei loro supermercati mancava il burro per effetto della grande domanda cinese: forse anche i cinesi hanno imparato a cucinare crepes, tarte tatin e quiche lorraine.
A me basta che non si vogliano fare i tortellini.