Nel 2014 infatti Mosca ha deciso un bando sui prodotti lattiero-caseari provenienti dall'Unione europea. Lo stop è stato deciso come ritorsione alle sanzioni che l'Unione europea ha approvato dopo l'invasione della Crimea da parte dell'esercito della Federazione. Lo sanno bene i nostri produttori di formaggi che si sono visti chiudere in faccia le porte del ricco mercato russo. A festeggiare sono stati invece gli agricoltori locali che senza concorrenza estera hanno potuto facilmente piazzare il loro latte non solo per il consumo fresco, ma anche per la produzione di formaggi.
E così il prezzo del latte ha iniziato a crescere tanto che dall'inizio dell'anno il listino ha segnato un +14%. Troppo per la controllata russa del gruppo Danone che così ha deciso di correre ai ripari. La società olandese Numico, sempre controllata dalla multinazionale francese, ha inviato 5mila vacche dai Paesi Bassi e dalla Germania alla volta della Siberia Occidentale, una terra fredda e inospitale ma ricca di petrolio e gas e con una economia in crescita.
"Il prezzo del latte sta salendo in maniera stabile in Russia. Questo mette alcuni prodotti come lo yogurt sotto pressione", ha spiegato a Bloomberg Charlie Cappetti, a capo dell'unità russa di Danone.
"Speriamo che la corsa dei prezzi abbia una frenata il prossimo anno". E se le condizioni di mercato non saranno favorevoli niente paura, la vacche europee, che entreranno in lattazione all'inizio del 2018, potranno fornire materie prime a prezzi stabili per la produzione di yogurt e di altri prodotti del gruppo Danone.