Il primo paese di sbocco del prodotto italiano è, come già anticipato, la Germania, con 400mila tonnellate di prodotto importate, per un valore di 285 milioni di euro e una quota del 20%. Seguono Regno Unito (15%), Francia (7,3%) e Stati Uniti (6%). Fra i prodotti più apprezzati all’estero, il pelato intero e non intero continua ad essere la linea più richiesta, con quasi 1,3 milioni di tonnellate (+5,3%), nonostante la riduzione in valore del 2,4% rispetto al 2015. Cresce l’export dei pelati sul mercato asiatico, con un netto +5,85%. Fra i derivati, performance molto positiva (+5,5% in volume) per la passata, con un valore sostanzialmente stabile.
“I mercati esteri rappresentano un’importante area di crescita per il nostro comparto – sottolinea Antonio Ferraioli, presidente di Anicav – ciò sta a significare che anche in tempi di crisi i consumatori scelgono la qualità. In un settore export oriented come il nostro, le esportazioni riescono ancora a bilanciare la stagnazione dei consumi interni”.
“E’ determinante che le nostre imprese continuino a presidiare e cercare di ampliare la presenza nei mercati esteri puntando su una forte azione di comunicazione e valorizzazione delle produzioni di qualità – suggerisce il direttore di Anicav Giovanni De Angelis – oggi più che mai è necessario spingere sulla promozione di quegli elementi che stanno alla base delle nostre eccellenze: qualità, tradizione, genuinità, forte legame tra prodotto e territorio, in una parola, tipicità. Ciò senza tralasciare la necessità di contrastare, sui mercati internazionali, il fenomeno dell’Italian sounding, che danneggia i nostri prodotti e ci toglie risorse economiche”.