L’indice dei prezzi elaborato dall’Ismea si è attestato a 114,4, evidenziando un incremento del 2,1% su base congiunturale. Sulla scia dei rialzi degli ultimi mesi si riduce la differenza rispetto al 2015, dove si passa dal -8,4% di settembre al -4,1% di ottobre. Il confronto su base annua evidenzia una flessione più marcata nel comparto vegetale (-6,4%), mentre è più lieve per il comparto zootecnico (-1,2%). Più marcata la riduzione della tendenza deflativa evidenziata dall’indice core. L’indicatore elaborato dall’Ismea per cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli registra una flessione su base annua del 3,1%, dopo il -7,1% registrato nel mese precedente.
Focalizzando l’attenzione sulle coltivazioni principali, rimane la forte riduzione dei prezzi dei cereali (-14%), in particolare a causa del prezzo del frumento in picchiata (-25,9%). Contesto deflativo anche per i cereali minori, il riso, i listini di oli e grassi vegetali, nonostante si siano ridotti di intensità i ribassi che interessano da tempo l’extravergine (-5,6%). Tra i prodotti stagionali, l’andamento è marcatamente ribassista per l’insieme degli ortaggi (-18,1%), a fronte di un confronto annuo positivo per la frutta (+6,2%). Buona la dinamica di prezzo invece per le colture industriali (+8%).
Il focus sul settore zootecnico ci fa vedere una congiuntura favorevole per tutte le produzioni, nel complesso +2,4% rispetto a settembre, che attenua la tendenza annuale, registrata a -1,2%. Cresce il prezzo del bestiame vivo (+1,2%) e suini (+18,3%), che controbilanciano i deprezzamenti registrati dagli altri allevamenti. Scendono invece le quotazioni dei prodotti derivati, in particolare latte (-7,5%), così come formaggi molli, sfusi e semiduri. Si contrappone il consistente aumento del burro (+40,%). Con il dato di ottobre migliora la variazione acquisita dei prezzi agricoli per l’intero 2016: il confronto con il dato medio 2015 passa dal -6,4% a settembre al -5,9% del mese di ottobre.