E’ stato rinnovato il Contratto dell’industria alimentare per il quadriennio 2016-2019, con una definizione dell’aumento salariale a regime di 105 euro, di cui 35 euro nel 2016, 20 da ottobre 2017, 25 da ottobre 2018 e l’ultima tranche di 25 euro da settembre 2019.

Fra le novità principali, oltre a quella salariale, ci sono il raddoppio temporale del congedo retribuito di sei mesi per le donne vittime di violenza, la Rls di sito per assicurare gli stessi diritti in termini di sicurezza sul luogo di lavoro, l’inclusione dei lavoratori stagionali storici nei processi di stabilizzazione, l’importanza della contrattazione di secondo livello; a queste si aggiunge la creazione di un fondo per chi è stato licenziato e per le trasformazioni volontarie in part time. Il contratto decorre dal primo dicembre 2015 fino al 30 novembre 2019.

Dopo una lunga trattativa abbiamo rinnovato il contratto dell’industria alimentare che interessa 400mila lavoratori – sostiene Stefania Crogi, segretario generale Flai Cgil nazionale un rinnovo segnato dall’inclusività di tutte le linee contenute nella proposta di nuovo modello contrattuale avanzata dalle sigle sindacali. Abbiamo dato una risposta concreta rispetto al valore del contratto nazionale di lavoro, guardando al futuro e alla professionalità di tutti i lavoratori del settore, volano per l’economia nazionale e fiore all’occhiello del made in Italy”.

E’ un risultato che premia i contenuti di una piattaforma innovativa e coraggiosa – spiega Luigi Sbarra di Fai Cisl il contratto integra linee guida che rafforzano ed estendono significativamente il secondo livello, rilanciando innovazione, produttività, competitività e condizioni di lavoro nei dipendenti”.

L’incremento che abbiamo mantenuto non è legato ad alcun parametro né vincolato ad alcun ricalcolo – spiega Stefano Mantegazza, segretario generale Uila – in un paese prossimo alla deflazione realizziamo una crescita reale ed effettiva delle retribuzioni, già a partire dal 2016, confermando le scelte contenute nel documento appena approvato. Per noi, di particolare importanza, c’è l’impegno assunto a partire dal 1 gennaio 2017, di sostenere attraverso una prestazione sociale il reddito dei lavoratori che vengano licenziati a meno di 24 mesi dalla pensione”.