“Questi dati – ha proseguito Piccinini – testimoniano che dal 2008 in avanti il settore agricolo ha saputo incassare i colpi della crisi meglio di altri comparti e a tale proposito Fedagri ha svolto un ruolo di grande importanza nella realtà produttiva emiliano-romagnola, affiancando le cooperative per garantire ai soci una prospettiva di sviluppo e una presenza sempre maggiore sui diversi mercati, nazionali ed esteri. In quest’ottica – ha ricordato Carlo Piccinini – nel 2014 le cooperative esportatrici di Fedagri Emilia Romagna sono aumentate ulteriormente, passando da 61 a 65, pari a circa l’11% del totale delle imprese associate, e hanno sviluppato un volume d’affari di quasi 470 milioni di euro in ambito comunitario e di altri 83 milioni nei Paesi stranieri situati al di fuori dell’Unione europea. I risultati ottenuti in questi anni – ha aggiunto Piccinini – sono stati raggiunti anche grazie all’incessante impegno con cui la cooperazione agroalimentare che fa capo a Confcooperative ha saputo valorizzare al meglio la produzione dei soci, individuando i modelli organizzativi essenziali per affrontare efficacemente il mercato. Ma oggi, per assicurare un futuro produttivo agli associati e ai territori di influenza, sono necessarie nuove scelte strategiche e organizzative capaci di dare nuovo slancio al settore. Un contributo in questa direzione arriverà dal Piano di sviluppo rurale che si auspica possa essere al più presto approvato dalla Commissione”.
“Sempre guardando al futuro – ha sottolineato il presidente di Confcooperative Emilia Romagna, Francesco Milza – tra le principali sfide per il settore, da un lato, vi è la nascita dell’Alleanza delle cooperative italiane, dall’altro, il mantenimento per la cooperazione del ruolo di riferimento economico nel pieno rispetto della legalità. Un elemento fondamentale anche alla luce dell’interesse dimostrato per questo settore da soggetti vicini alla malavita organizzata”.
L’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli, intervenendo all’Assemblea, ha ricordato come la sostenibilità economica e ambientale, l’innovazione, la competitività e l’internazionalizzazione costituiscano i pilastri fondamentali su cui si deve basare l’agricoltura dell’Emilia Romagna, estremamente competitiva e qualificata. “La Regione – ha dichiarato l’assessore Caselli – vuole promuovere questi elementi, anche attraverso le risorse stanziate dalla nuova Pac e dal Psr, ormai prossimo all’approvazione, per consentire al settore primario di fare sistema. Con 1 miliardo e 200 milioni di euro di risorse – ha concluso Simona Caselli – il Programma intende stimolare la competitività dell’agricoltura, garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali e l'azione per il clima, realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato delle economie e comunità rurali, sostenere la promozione della qualità delle produzioni Dop e Igp per le quali l’Emilia Romagna è leader tra le Regioni europee con 41 referenze”.
Dopo l’assessore, è intervenuto Denis Pantini, responsabile Area di Ricerca agricoltura e industria alimentare di Nomisma, il quale ha auspicato che il 2014 rappresenti l’ultimo anno di recessione economica, con la fine della riduzione dei consumi alimentari a livello nazionale e una ripresa dell’export sostenuta anche dalla rivalutazione del dollaro. “In effetti, – ha aggiunto Pantini – l’embargo russo (a cui è seguita anche la svalutazione del rublo) e la flessione nelle importazioni di vino (in valore) in alcuni importanti mercati (Germania in primis) hanno pesato sull’export agroalimentare regionale, rimasto praticamente agli stessi livelli dell’anno precedente (+0,1% la variazione in euro tra il 2013 e il 2014). Ma al di là di questi effetti congiunturali – ha concluso Pantini – ci sono fattori che nei prossimi anni richiederanno alle imprese cooperative (che rappresentano la metà del fatturato alimentare della regione e hanno un peso determinante nella valorizzazione delle produzioni agricole locali) ulteriori sforzi per poter vincere le sfide del mercato nazionale ed estero: da una maggior pressione concorrenziale ad una accentuazione della volatilità dei prezzi, entrambi elementi che impongono maggiori livelli di competenza interna, aggregazione delle produzioni e miglioramento dell’organizzazione commerciale. Obiettivi, questi, che possono essere raggiunti attraverso la crescita dimensionale e che possono garantire una sostenibilità di lungo periodo sia alle stesse cooperative che al tessuto delle aziende agricole regionali”.
I lavori assembleari sono stati conclusi dal presidente nazionale di Fedagri/Confcooperative, Giorgio Mercuri, che ha sottolineato: “la parola d’ordine per noi è e resterà sempre aggregazione, declinata sia nel senso della rappresentanza che nel senso delle imprese. Per dialogare con la politica – ha proseguito Mercuri – occorrono organizzazioni forti, con mandati chiari e con una rappresentatività dimostrabile. Analogamente, per stare sul mercato occorrono imprese strutturate in grado di gestire un’adeguata quantità e qualità dell’offerta. Per questo – ha concluso Mercuri – è indispensabile proseguire spediti sulla strada delle aggregazioni delle sigle della rappresentanza e, allo stesso tempo, dell’aggregazione dei produttori: solo in questa maniera si potranno creare le condizioni politiche e geopolitiche affinché non ci siano più ostacoli alla crescita delle imprese e insieme si registrino anche le condizioni economiche per dare a tutti i produttori, grandi e piccoli, la possibilità di raggiungere quei mercati che altrimenti, da soli, non potrebbero raggiungere”.
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