Queste le parole di Emanuele Gonsalvi, responsabile fiscale di Coldiretti Piacenza, nel sottolineare che, in mancanza di proroga, la scadenza del tributo in tempi così ravvicinati viola il principio della collaborazione sancito dallo Statuto del Contribuente.
“La questione Imu - afferma Luigi Bisi, presidente della Coldiretti piacentina - sta diventando la storia infinita. Non è possibile continuare a ricadere nello stesso errore, occorre fare chiarezza sulla vicenda e soprattutto mantenere l’impegno a rivedere anche per il 2014 le incongruenze dei criteri di applicazione. Non possiamo accettare un decreto “correttivo” che riveda i criteri applicativi per l’anno 2015 tralasciando l’iniquità dell’imposta per l’anno passato. L’assunto dal quale partire per arrivare ad una conclusione equa della vicenda è che i terreni in questione sono utilizzati per lavoro ed il pagamento di una tassa su di essi si configura come un costo particolarmente gravoso poiché incide sulla sopravvivenza delle aziende agricole di montagna”.
Un costo aggiuntivo non indifferente, secondo elaborazioni di Coldiretti Emilia Romagna: un’azienda di un imprenditore coltivatore diretto con una media di dieci ettari, con colture di seminativi, frutteti, vigneti e bosco, nelle zone collinari e montane dovrà pagare mediamente un’imposta di 1.500 euro all’anno. Il gettito stimato da Coldiretti Piacenza in capo alle aziende associate raggiunge un valore di oltre 1,8 milioni euro.
L’incoerenza del criterio di calcolo iniziale ha generato tensioni sul territorio ed inoltre toglie valore alla positiva scelta di differenziare l’imposta a favore degli agricoltori professionali, coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella relativa gestione previdenziale.
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Fonte: Coldiretti Piacenza