Il Trentodoc ora può vantare una carta di identità che certifica la sua origine, tracciando perfettamente questo vino dal terreno alla bottiglia, e rileva i quasi 2000 composti volatili che lo caratterizzano. Tutto ciò grazie ad una serie di analisi chimiche e molecolari assolutamente innovative, condotte nell’ambito del progetto Ager vino, i cui risultati sono stati presentati lo scorso 29 novembre, alla Camera di commercio industria artigianato agricoltura di Trento, durante il convegno “ll legame tra vino e territorio: qualità e peculiarità del Trentodoc”, organizzato nell’ambito della manifestazione “Trentodoc: Bollicine sulla città 2014”. Sono intervenuti il direttore generale Mauro Fezzi, i presidenti della Camera di commercio, Giovanni Bort, il consigliere di amministrazione dell’Istituto Trento doc, Andrea Pisoni, unitamente ai ricercatori Federica Camin, Fulvio Mattivi, Silvia Carlin e Stella Grando della Fondazione Edmund Mach,  Andrea Marchetti e Caterina Durante dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

Il progetto
Il progetto di durata triennale ”Nuove metodologie analitiche per la tracciabilità geografica e varietale di prodotti enologici” è stato coordinato dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, realizzato in partnership con la Fondazione Edmund Mach, il ministero delle Politiche agricole e forestali e sviluppato nell’ambito della piattaforma Ager, Agroalimentare e Ricerca, iniziativa sostenuta da un consorzio di 13 fondazioni bancarie italiane, tra cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.

I risultati
Il progetto ha considerato il Lambrusco modenese e il Trentodoc. Per quanto riguarda quest’ultimo, oggetto del convegno di oggi, si è sviluppato attraverso diverse fasi: dall'indagine della filiera al campionamento esteso dei vari produttori, per un totale di 200 campioni analizzati tra suoli, tralci, mosti e vino. E’ stato dimostrato oggettivamente il legame tra vino e territorio di origine utilizzando diversi possibili marcatori.

Si è scoperto che:
1) Il profilo dei minerali e i rapporti isotopici rimangono inalterati nel passaggio terreno - pianta fino all’uva e al prodotto finito. Il vino memorizza quindi attraverso questi marcatori le informazioni geografiche e di composizione del suolo del territorio di origine. Questo significa che d’ora in poi anche per questo prodotto è possibile capire con esattezza dove è stato prodotto semplicemente effettuando queste analisi; 
2) mediante tecniche di gascromatografia bidimensionale accoppiata a spettrometria di massa è stata indagata la complessità aromatica del Trentodoc e visualizzata per la prima volta nella sua intera ricchezza: quasi 2000 composti! Questa indagine ha permesso quindi di mettere a luce le peculiarità del Trento doc;
3) il Dna del vitigno risulta estraibile e analizzabile non solo dalle viti e dall’uva ma anche dagli intermedi di lavorazione enologica. Questo perché sono stati messi a punto dei particolari sistemi di identificazione varietale basati sull’analisi dell’intero genoma.

Giovanni Bort, presidente della Cciaa di Trento: “E’ con grande soddisfazione che la Camera di commercio di Trento ospita un convegno promosso dalla Fondazione Mach sulle caratteristiche peculiari del legame fra il Trentodoc e il territorio trentino. Si tratta di un’iniziativa che rafforza la comunicazione del prodotto sottolineando da un punto di vista scientifico l’esclusività del rapporto fra un vino e il suo territorio. Su questo legame e su una tradizione spumantistica più che centenaria la Camera di commercio di Trento da anni sviluppa un’attività promozionale che ha come obiettivo quello di consolidare la notorietà e la reputazione delle bollicine trentine”.

Mauro Fezzi, direttore generale Fem: “la Fondazione Mach è particolarmente coinvolta in questa iniziativa che vede un prodotto del territorio oggetto di tante ricerche e valutazioni che consentiranno di estendere all'intero settore vitienologico l'opera e competenze umane e tecnologiche di assoluto rilievo”.

Michele Iori, presidente della Fondazione Caritro: "sono complessivamente 16 i progetti finanziati nei comparti ortofrutticolo, cerealicolo, vitivinicolo e zootecnico per circa 30 milioni di euro e tra questi anche Ager vino. La Fondazione Caritro, che per l'Intero progetto Ager ha stanziato 1,5 milioni di euro, si congratula con la  Fondazione Mach che è riuscita in ambito nazionale a collaborare con importanti università e realtà scientifiche per lo sviluppo di piattaforme tecnologiche innovative in grado di apportare una maggiore crescita e competitività all'interno della filiera enologica, nel nostro territorio trentino”.

Andrea Pisoni , consigliere di amministrazione di Trento doc: “grazie alla collaborazione con la Fondazione Mach il Trentodoc si rafforza come prodotto di eccellenza: la ricerca mette infatti in evidenza elementi, fino ad oggi inesplorati, che rendono oggettivo il legame fra il territorio e le bollicine trentine che, oggi più di ieri, si possono definire di montagna”.