Per Coldiretti Veneto è una crisi strutturale quella in cui versa l’ortofrutta veneta. A poche settimane dalla produzione di radicchio, l'organizzazione agricola traccia un’analisi del settore, messo a dura prova da un calo dei consumi e dalle turbolenze provocate dall’embargo russo che ha toccato, per la verdura, il -8% nel primo semestre. Il Veneto, che coltiva più del 40% della produzione, esporta in Germania e in Austria grossi quantitativi che nel complesso nazionale valgono per questa cicoria 314 milioni dell’export delle lattughe e radicchi. Se questo quadro è incoraggiante, preoccupa sul fronte interno la riduzione degli acquisti che interessa in particolare i prodotti orticoli di pregio.

Dal 2008 ad oggi sono spariti 48 chili di frutta e verdura dal carrello delle famiglie – spiega Coldiretti Veneto -. Ad aggravare la situazione già critica anche i flussi di importazione. Il consumatore ignora che nella Penisola Iberica è autorizzato un principio attivo per la conservazione della frutta che il ministero della Salute italiana ha assolutamente vietato.  La domanda interna è fondamentale per il comparto che deve fare i conti con una prolungata contrazione della spesa che anche nel 2014 manifesta riduzioni notevoli. Nelle tabelle, presentate dai dirigenti di Coldiretti Veneto si analizzano alcuni tra i principali prodotti ortofrutticoli che più stanno soffrendo a causa del blocco in Russia e della recessione a tavola.

I dati rilevano flussi verso la Russia nel comparto ortofrutticolo significativi ma non decisivi – commenta Coldiretti -. La chiusura di alcuni sbocchi commerciali determina però, in una situazione di eccesso di offerta, risvolti negativi che non sono facili da stimare. Lo studio evidenzia che per il Veneto il primo partner commerciale nell’ortofrutta è la Germania che non solo si approvvigiona in Italia per il mercato interno, ma anche per poi commercializzare le produzioni ortofrutticole verso l’Est dell’Europa fino alla Russia. I segnali che sono stati registrati in primis per le pesche e nettarine e che stanno incominciando a pervenire anche per le pomacee (mele e pere), non sono positivi. Esistono timori quindi anche per le quotazioni del kiwi e del radicchio, anche se in questa fase è temerario giungere a conclusioni. Per sovvertire questo trend negativo serve una decisa ripresa dei consumi domestici per consentire il recupero del prezzo per gli agricoltori che subiscono la gran parte degli effetti della domanda al ribasso con quotazioni che, come nel caso delle pesche, sono addirittura al di sotto dei costi di produzione.

Coldiretti ha dunque lanciato un cronoprogramma sotto lo slogan “Meglio italiano, scelgo veneto” per stringere un patto, che è già alleanza con i consumatori, assieme alla Regione, ai rappresentanti del Governo, ai mercati ortofrutticoli e alla Gdo. Nei prossimi giorni le delegazioni provinciali incontreranno i prefetti e gli assessorati regionali competenti oltre che la presidenza del Consiglio veneto per definire una politica d’interventi necessari a sostenere la fiducia delle famiglie verso la tipicità nostrana che vede frutta e verdura al top della qualità e della sicurezza alimentare come tutto il patrimonio agroalimentare regionale.