“Non nascondo che oggi con il ministero c’è stato uno scontro particolarmente vivace – spiega l’assessore Fava – tanto che successivamente i tecnici della Lombardia hanno disertato l’incontro tecnico al Mipaaf. Il nodo, tuttora irrisolto, è dovuto al fatto che il ministero ci ha chiesto un parere sul Pon, quando in realtà lo aveva già inoltrato a Bruxelles. Questa è una presa in giro bella e buona nei confronti delle Regioni”.
La considerazione di Fava sul Piano operativo nazionale è sempre stata negativa.
“Non ho mai gradito i Pon – precisa - perché vede espropriate le Regioni, da parte dello Stato, di una loro prerogativa naturale e costituzionale. E se nelle scorse settimane ho accettato di siglare l’intesa sulla Pac era perché avevo avuto una rassicurazione sul fatto che le Regioni sarebbero state coinvolte nella stesura del provvedimento, al punto che a gennaio, con l’allora ministro Nunzia De Girolamo, quando firmammo l’accordo sul Secondo Pilastro, si era impegnata a istituire per il Piano irriguo una cabina di regia con le regioni del Centro Nord, che erano destinatarie di quei fondi”.
È andata poi diversamente.
“È vero che Nunzia De Giroalmo non c’è più e il ministro è un altro, ma i tecnici sono gli stessi e gli accordi sono a verbale. Ma a sei mesi di distanza e infischiandosene totalmente degli accordi – accusa Fava - qualcuno ha pensato di predisporre il piano irriguo del Pon, senza minimamente ascoltare le Regioni e violando impunemente gli accordi”.
Delle due l'una, dice l’assessore lombardo: “O le Regioni devono sentirsi commissariate, ipotesi che non accetto in alcun modo, oppure, se le Regioni hanno la possibilità di esercitare le prerogative loro concesse dalla Costituzione, allora devono poterlo fare”.
Il risentimento profondo della Lombardia ha una natura incontrovertibile.
“Ieri ci è stata inviata la richiesta tecnica di esprimere un parere sul Pon, dopo che non si era mai osservato quanto pattuito nei mesi scorsi – riferisce Fava - Tuttavia, rispetto alle 27 osservazioni che diligentemente i tecnici di Regione Lombardia hanno inviato, nessuna di questa è stata minimamente presa in considerazione”.
Peraltro, nel Pon resta irrisolta la vicenda che viene definita della biodiversità, che sostanzialmente doveva normare la gestione delle associazioni allevatori, la gestione e la tenuta dei libri genealogici.
“Da sei mesi attendiamo di sapere come il Pon intenda intervenire sul versante dei servizi tecnici resi agli allevatori – puntualizza Fava - Per inciso, vorrei ricordare che a Regione Lombardia il Sata (il Servizio di assistenza tecnica agli allevatori, ndr) costa più di 4 milioni di euro l’anno. Ovviamente, nessuna risposta ci è stata data neanche su questo versante. E non capiamo per quale motivo il governo e il ministero debbano trattenersi i soldi delle Regioni per lasciare parte dei costi alle stesse”.
Il governo e il ministero delle Politiche agricole sono chiamati a scegliere.
“Se vogliono gestire centralmente il sistema allevatoriale lo dicano apertamente, ma si facciano carico di tutti gli oneri che ne derivano e, in particolare, non mettano a repentaglio la qualità dei servizi che le Regioni hanno erogato ai propri sistemi di assistenza alla zootecnia”.
Per questi motivi, spiega Fava, “se non cambierà nulla nelle prossime ore, ho intenzione di prendere carta e penna e di scrivere personalmente alla Commisione Europea, per dire che quando nella relazione accompagnatoria si parla di intesa con le regioni, si commette un falso bello e buono e che le intese, se c’erano, sono state bellamente ignorate dalla struttura ministeriale”.
“Ho chiesto pertanto al presidente Fabrizio Nardoni, di convocare con urgenza già la prossima settimana il ministro Martina alla Conferenza delle Regioni – conclude Fava - per sentire dalla sua viva voce se quanto sta accadendo è frutto di scelte politiche o, più semplicemente, di un atteggiamento della struttura poco rispettoso delle prerogative degli enti locali”.
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