E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nel 2013.
I risultati positivi di dicembre, sia per le esportazioni agricole (+3,3 per cento) che per quelle alimentari (+5,9 per cento), sono state spinte anche dalla forte domanda di made in Italy nel mondo sulle tavole del Natale.
I due terzi del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea, ma il made in Italy va forte anche nelle Americhe e nei mercati emergenti come quelli asiatici. Il prodotto made in italy più esportato è il vino, che, secondo l’analisi della Coldiretti, nel 2013 ha fatto segnare il record storico delle vendite, che per la prima volta hanno raggiunto un valore attorno ai 5 miliardi.
Rilevanti anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, pasta e olio di oliva.
“Con questi risultati sul commercio estero l’agroalimentare si conferma una leva competitiva determinante per far uscire l’Italia dalla crisi” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “all’estero il vero nemico sono le imitazioni low cost dei cibi nazionali che non hanno alcun legame con il sistema produttivo del Paese. L’agropirateria internazionale sui prodotti italiani vale 60 miliardi".
"Quasi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre sono falsi. Un esempio è il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone, ma in vendita c'è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto il Sud America. Per non parlare del Romano, dell'Asiago e del Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti, dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciate” come italiane. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere “taroccati” come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada".
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Fonte: Coldiretti