Prima l’intervento del ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, che nei giorni scorsi aveva annunciato l’esigenza del commissariamento di Agea, “perché è l’ente più importante attraverso il quale vengono fatti i pagamenti”.
Dichiarazioni così spiegate dallo stesso responsabile del ministero: “Sono in arrivo tanti soldi dalla Pac e rispetto a questo ente ci vuole serietà, trasparenza e legalità”. In effetti, la partita è delicata, visto che l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura è chiamata a gestire il pacchetto delle risorse comunitarie e si ritrova orfana dallo scorso 27 giugno del direttore Guido Tampieri.

Così, venerdì scorso, in Parlamento, l’ex ministro delle Politiche giovanili, Giorgia Meloni, oggi in forza a Fratelli d’Italia, ha depositato un’interrogazione al ministro delle Politiche agricole “per sapere se non ritenga di disporre gli opportuni approfondimenti in merito all’operato dei vertici di Agecontrol Spa, valutando in particolare quale sia il costo complessivo di amministratori e dirigenti della società”.
La parlamentare romana chiede anche se il ministro non ritenga opportuno “adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte al riordino della galassia di società collegate al suo dicastero”.
Dal documento depositato, in effetti, emerge un buon numero di società partecipate da Agea. Fra queste Agecontrol Spa, Sin Srl e Telaer Srl, in liquidazione.
Più specificatamente, Agecontrol è l’organismo di controllo che, per conto di Agea, svolge le verifiche di conformità alle norme di commercializzazione applicabili nel settore degli ortofrutticoli freschi; la società Sin (istituita nel 2005) è chiamata a gestire e sviluppare il Sian, cioè il Sistema informativo agricolo nazionale.

Sin, in particolare, è partecipata per il 51% da Agea e per il 49% da soci privati tra i quali Agriconsulting Sofiter, Auselda, Almaviva, IBM e altri.

Non è finita. Telaer, società a responsabilità limitata, in liquidazione, è partecipata per il 51% da Sin e per il 49% da Agea.

In premessa ai quesiti dell’on. Meloni, si rimarcano anche alcuni aspetti sui quali concentrarsi forse meglio. Ad esempio, Agecontrol, istituita nel 1985 dalla Comunità europea per i controlli e le azioni comunitarie sull’olio di oliva, condannata a morte a partire dal 2005 e resuscitata in articulo mortis dal ministro Alemanno, che con la legge 71/2005 affidava alla stessa nuove competenze in tema di verifiche nei controlli di conformità alle norme di commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli.
Nel 2007 Agecontrol Spa veniva messa in liquidazione, ma il Tar del Lazio, con sentenza del 9 giugno 2008, dichiarava nullo il provvedimento, con la conseguenza che il successore di Alemanno in via XX Settembre, Paolo De Castro, nominava un nuovo cda e Claudio Versienti come direttore generale.
Nella cronistoria ricostruita nella mozione dell’on. Meloni, risulta che “il Versienti, appena nominato direttore generale, avrebbe fatto predisporre un contratto che disponeva l’aumento dei suoi emolumenti da 120mila a 170mila euro annui, oltre ad un premio di produzione pari a 20mila euro ed altri benefit aziendali; questo contratto, rinnovato nel luglio 2012 dall’allora ministro Catania, quasi un anno prima della scadenza, per altri quattro anni, è stato ancora aumentato, a quanto risulta all’interrogante, di circa il 15 per cento”.

Aumentati anche i compensi degli amministratori, “in contrasto con la norma di contenimento della spesa pubblica, che prescriveva un taglio del 10 per cento ai compensi dei componenti il consiglio di amministrazione”. Ragione per cui il 24 aprile 2012 l’allora presidente di Agea, Dario Fruscio, rilevando che la delibera del 29 settembre 2011 avrebbe potuto creare un danno erariale, riportava retroattivamente (al 6 settembre 2011) i compensi dei consiglieri e del presidente, rispettivamente a 19.440 e 82.050 euro lordi annui.
Costi che, per l’ex ministro Meloni, “risultano ancora poco chiari”, senza dimenticare un contenzioso fra l’ente e il personale “di notevole entità e che risulta essere ancora in crescita”, che riguarda anche i licenziamenti – dichiarati illegittimi - di 60 dipendenti assunti fra il 2005 e il 2009.
Non è tutto. Lo scorso 17 aprile, “Antonella Del Sordo, già componente dello staff dell’allora ministro De Castro nel governo Prodi, e dirigente a contratto del ministro Catania, è stata nominata presidente della società Sin Srl, in sostituzione dell’onorevole Ernesto Carbone; la nomina è stata accompagnata da polemiche e da dichiarazioni dell’esponente di Sel, on. Di Stefano”, circa l’opportunità della nomina.
Meno di un mese dopo, il 15 maggio, la stessa Antonella Del Sordo, in qualità di presidente di Sin, nominava nuovo amministratore delegato l’ex titolare dell’ufficio monocratico di Agea ed ex amministratore unico di Agecontrol Spa, Alberto Migliorini.
Un quadro piuttosto complesso, che ha spinto Giorgia Meloni a depositare l’interrogazione al ministro De Girolamo, sollevando la questione circa l’opportunità di procedere al riordino della galassia di società legate al ministero delle Politiche agricole.

Fra l’altro, è notizia di ieri che l’Agea si è attivata per recuperare 179 milioni di euro assegnati dalle Regioni (principalmente Sicilia e Campania) dietro operazioni poco trasparenti di imprenditori agricoli senza scrupoli. Su quest’ultima vicenda è intervenuto l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Gianni Fava. “Il recupero avviato da Agea sulle somme legate ai fondi comunitari, percepite indebitamente dai produttori agricoli, è sacrosanto. Vi sono intere aree dell’Italia che non hanno saputo gestire affatto le risorse dell’Unione europee. L’esatto contrario della Lombardia, che si è dimostrata, se mai ce ne fosse stato bisogno, virtuosa, trasparente e corretta”.