Ismea segnala a maggio una riduzione dello 0,2% dei prezzi agricoli su base mensile, per effetto di un meno 0,4% dei prodotti zootecnici e di un aumento di pari entità per le coltivazioni. Tra le colture vegetali le rilevazioni dell'Istituto indicano variazioni negative per gli ortaggi (-3,6%), imputabili a fluttuazioni stagionali del mercato, e per i cereali (-0,9%), anche a fronte di una produzione nazionale stimata in crescita per tutte le varietà autunnali. L'olio di oliva cede un ulteriore 0,2% su base mensile, mentre la frutta recupera l'11,4%, grazie anche all'ingresso sul mercato di nuove varietà. Stabili le quotazioni del vino, dopo una serie di rialzi intervenuti sin dall'esordio della campagna vinicola.Tra i prodotti zootecnici si segnala, anche a maggio, una flessione per i lattiero caseari, che cedono l'1,2% su aprile per effetto dei cali significativi del burro e dei formaggi grana. Il mercato del bestiame vivo, che nel complesso ha fatto registrare un incremento dello 0,4%, è stato caratterizzato da andamenti molto differenziati tra i diversi comparti, con aumenti fino al 10,4% per gli avicoli e variazioni negative fino al 4,6% per i suini.
Dal confronto su base annua emerge una flessione del 3,2% che riflette il calo tendenziale delle coltivazioni (-6,6%), solo in parte compensato dall'aumento dello 0,8% dei prodotti zootecnici.
Tra le produzioni vegetali, le flessioni maggiori hanno interessato gli olii di oliva, che rispetto a maggio 2011 hanno perso il 32,5%. Anche i cereali hanno fatto segnare una riduzione del 13,2% su base annua, frutto principalmente i ribassi di mais (-19,1%), frumento tenero (-13,3%) e risone (-27,6%).
La dinamica tendenziale evidenzia inoltre un calo del 7,8% per la frutta e del 4,5% per gli ortaggi. Resta a due cifre l'incremento dei vini, che rispetto a maggio dello scorso anno hanno spuntato un più 36,3%. Nel comparto zootecnico - conclude l'Ismea – si fa ancora più marcata la polarizzazione tra il favorevole andamento del bestiame vivo (+7%) e la tendenza al ribasso dei lattiero caseari (-5,5%).
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Fonte: Ismea