Contraffazione e agropirateria: una vera e propria aggressione al sistema agricolo e a tutto l'agribusiness (che vale oltre il 15% del Pil del Paese e garantisce più del 10% dell'occupazione nazionale), con danni economici e di immagine incalcolabili. Nel 2011 il valore dell'export dell'agroalimentare ha superato i 30 miliardi di euro, ponendosi ai primi posti (con l'8%) nel totale delle esportazioni del nostro Paese. La questione è stata affrontata nella sessione plenaria del Consiglio nazionale Anticontraffazioni, al ministero dello Sviluppo Economico, a cui ha preso parte il vicepresidente di Confagricoltura, Salvatore Giardina.
"Si tratta di un problema complesso e di difficile soluzione – ha detto Giardina - perché non esiste ancora una legislazione in campo internazionale per un'adeguata protezione. Esistono accordi bilaterali per la tutela delle denominazioni che consentono di fronteggiare il fenomeno, ma i costi dei controlli sono molto elevati. Là dove, invece, non ci sono regole l'agropirateria non può neppure essere perseguita".
Il fenomeno, spiega Confagricoltura, riguarda tutte le denominazioni d'origine, anche se oggi di fatto colpisce un numero molto limitato di prodotti, molto importanti però dal punto di vista economico (l'80% del fatturato delle Dop e Igp è fatto da sette prodotti). I controlli sui casi di agropirateria e contraffazione sono a carico dei Consorzi di tutela e che i costi, dalla denuncia fino alla sentenza definitiva in un eventuale processo, sono molto elevati.
Il vicepresidente di Confagricoltura ha sottoposto al Consiglio quattro proposte di intervento.
Per contenere i costi sarebbe utile creare un'Agenzia europea per la lotta all'agropirateria, che si occupi di effettuare i controlli e di perseguire legalmente i colpevoli, anche su segnalazione degli Stati membri, dei Consorzi di tutela e dei consumatori.
Una strada per vincere le usurpazioni potrebbe essere quella dell'indicazione di origine in etichetta. In ambito Wto bisogna intervenire a fianco degli Usa, sia come Italia, sia come Ue, nel ricorso contro la decisione del Panel che si è espresso contro l'indicazione obbligatoria delle carni bovine e suine, ritenendola discriminatoria. Di pari passo si dovrebbero rilanciare, sempre in sede Wto due temi importanti: la tutela del sistema comunitario delle indicazioni geografiche (assente dal negoziato che sinora ha privilegiato gli aspetti relativi alla riduzione delle tariffe doganali e dei sostegni) e quello degli standard tecnici ed in campo ambientale e sociale.
Per quanto riguarda l'Italian sounding, per Confagricoltura, vanno create regole nuove. "Prima di arrivare a un inquadramento internazionale della materia – ha detto Giardina - almeno all'interno della Ue la recente pubblicazione del regolamento Ue 1169/11 sull'etichettatura dovrebbe aiutarci a combattere questo fenomeno".
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Fonte: Confagricoltura