Non c’è solo l’articolo 18 ad agitare le acque sulla riforma del lavoro.

In chiave agricola, il pomo della discordia – almeno a giudicare dalla dura reazione dei sindacati che hanno indetto una giornata di sciopero per fine aprile - è rappresentato dall’articolo 11 del disegno di legge di riforma, che estende il cosiddetto voucher, pensato per i lavori occasionali di studenti e pensionati, a tutto il lavoro stagionale in agricoltura.

Per arginare il rischio di abuso di questo ticket, il cui valore nominale è di 10 euro (il 70% come retribuzione al lavoratore e il restante 25% per gli oneri previdenziali e Inail), il provvedimento prevede un tetto di 5.000 euro complessivi. Il limite attuale di 5.000 euro è invece riferito alle prestazioni svolte per una singola azienda, moltiplicabile quindi per ciascun committente.

Pronta la replica dei rappresentanti dei lavoratori. Con questa estensione – denunciano Flai, Fai e Uila - si vuole forzare sulla flessibilità fino a snaturare lo spirito con cui fu pensato il voucher per studenti e pensionati “condannando un milione di persone alla precarietà e all'impossibilità di ottenere, al termine della vita lavorativa, una pensione anche minima".

 

In effetti, il lavoro occasionale e accessorio, che interessa un limitato numero di persone che non sono inserite a tempo pieno nel mondo del lavoro (come appunto i pensionati e gli studenti) non ha nulla a che vedere con il lavoro stagionale, che rappresenta invece l’asse portante del lavoro agricolo in Italia, con circa il 90% della manodopera complessivamente occupata nei campi.

“Con questa normativa – precisano le tre sigle sindacali - di fatto salterebbero i paletti definiti con il precedente governo che coinvolgevano nei voucher solo alcune categorie di prestatori d'opera (pensionati, studenti) e determinate attività lavorative, considerate come occasionali". Per i rappresentanti dei lavoratori, si tratta di “una scelta tragica per un settore dove il 90% della manodopera è occupata a tempo determinato e per la quale i 5.000 euro di importo massimo del lavoro accessorio corrispondono a 120 giorni di lavoro".

Le tre sigle sindacali hanno quindi chiesto un'immediata audizione con la Commissione Lavoro del Senato, con i relatori del disegno di legge e con tutti i gruppi parlamentari. Se la norma non cambia, sono decisi a scendere in piazza.


Dal fronte delle organizzazioni agricole, invece, non si registra una decisa presa di posizione. Come organizzazioni datoriali, sembrano più interessate a marcare da vicino il lavoro parlamentare per quanto riguarda la normativa sui contratti a tempo determinato e sul sistema degli ammortizzatori sociali, le cui modifiche proposte dal Governo per ora non toccano il settore agricolo, dove per la sua specificità produttiva il tempo determinato è la norma.

Tornando ai voucher la Coldiretti si limita a denunciare che è stato un grave errore varare la riforma del lavoro senza ascoltare il parere dei rappresentanti del settore agricolo, che occupa 1,2 milioni di lavoratori dipendenti oltre agli autonomi. Un disappunto già espresso alla vigilia degli incontri del Governo con le parti sociali, per la mancata convocazione delle organizzazioni agricole.
In un comunicato diffuso nei giorni scorsi, il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, ricorda che “il confronto con il mondo agricolo ha sempre dato frutti positivi e anche in questo caso avrebbe contribuito nella forma e nel contenuto ad una riforma utile ad un settore che esprime indiscutibile peculiarità ed è in grado di offrire opportunità di lavoro a tanti giovani, che trovano spesso nel lavoro agricolo una alternativa alla disoccupazione o una forma di integrazione del reddito durante gli studi”.

E in effetti, proprio questa era la filosofia alla base dell’introduzione dei voucher per il lavoro occasionale in agricoltura.

Tutto cominciò nell’autunno del 2007 fa quando gli ispettori Inps, con un blitz degno dei film di Rambo, atterrarono in elicottero in un vigneto friulano il cui proprietario si era fatto aiutare da un amico pensionato per la raccolta dell’uva nel fine settimana.
Da qui la denuncia di lavoro in nero e le polemiche che ne seguirono. Da quell’episodio, cavalcato in particolare dalla Confagricoltura (di cui era socio il viticoltore friulano) prese avvio una trattativa con l’allora ministro del Lavoro Sacconi che portò a regolamentare questo lavoro occasionale con i voucher.

Uno strumento di gran flessibilità, gradito ai datori di lavoro e “sopportato” dai sindacati dei lavoratori, a patto che restasse confinato a questo tipo di lavoro e a studenti e pensionati.

L’operazione ebbe un discreto successo e qualche anno dopo ci fu anche un primo ampliamento della sua applicazione: l’uso del voucher fu consentito a tutte le figure di lavoratori, ma soltanto per le piccole aziende con un fatturato al di sotto dei 7.000 euro.
Secondo i dati Inps, dal 2008 a oggi sono stati venduti circa 28 milioni di voucher (oltre che negli uffici Inps si possono acquistare anche nelle tabaccherie e negli uffici postali, ma anche on line), di cui ben cinque milioni proprio in agricoltura.

Ora, con l’articolo 11 del disegno di legge sulla riforma del lavoro del lavoro, il Governo vuole estendere l’uso di questo voucher a tutti i contratti stagionali per il lavoro stagionale, sia pure – come detto – entro un limite di 5.000 euro.

Ma i sindacati dei lavoratori, questa volta, non ci stanno e sono pronti a scendere in piazza.