Le famiglie italiane sono sempre più povere e sempre di più se ne accorgono le corsie dei supermercati.

I consumi alimentari degli italiani sono in caduta libera: la conferma viene dall'ultimo 'Rapporto Istat sulla situazione del Paese', che analizza il triennio 2008-2010 e i cui risultati sono stati illustrati in sintesi dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e di alcuni rappresentanti del Governo e del Parlamento.

Il rapporto, strutturato in cinque capitoli, "affronta le più recenti dinamiche in campo economico, tracciando la traiettoria di uscita dell'economia internazionale e di quella italiana dalla peggiore recessione dal secondo dopoguerra e documenta le condizioni del mercato del lavoro e delle famiglie italiane, fino a proiettare lo sguardo sui prossimi anni".

Ma la crisi non sembra ancora superata se gli acquisti riguardanti l'alimentazione perdono peso, scendendo dal 17,3% al 16,5% del totale. Nel solo 2010 la contrazione della spesa per alimentari, bevande e tabacco è stata del 6,1%. Nel 2011, su un calo medio del 4% i record sono andati a frutta(-9%) e prodotti ittici (-8%). Cali anche per il pane (-7%), i prodotti lattiero caseari (-6%) e le carni bovine (-5%).

Un'analisi della Coldiretti sui dati Ismea del primo trimestre del 2011 mostra che a tenere maggiormente sono i vini (-1,3%), le carni di pollo (-1,9%), la pasta di semola (-2,3%), gli ortaggi e le patate (-2,6%) e le carni suine ed i derivati (-2,7%).
Dati fortemente positivi invece per gli acquisti diretti dal produttore (+28%) e per la spesa in prodotti biologici confezionati (+13%), nel primo bimestre 2011. Quest'ultimo dato è particolarmente importante: non solo riconferma il trend positivo del biologico, settore in crescita ormai da alcuni anni, ma sottolinea anche come, nonostante il contenimento della spesa, resti alta nel consumatore l'attenzione alla qualità del prodotto.

Ma biologico e acquisti diretti sono solo due raggi di luce in un panorama altrimenti preoccupante: "La crisi, il calo del potere d'acquisto ed il minor reddito disponibile hanno costretto gli italiani a ridurre il carrello ed a modificare le abitudini alimentari" fa sapere la Cia - Confederazione italiana agricoltori. "Nel 2010 quattro famiglie su dieci hanno 'tagliato' la spesa, mentre il 60% ha dovuto cambiare il menù e il 35% ha optato per prodotti di qualità inferiore. Il 42% delle famiglie ha dovuto ridurre gli acquisti di carne, in particolare quella bovina, il 38% quelli di pane, il 36% quelli di olio d'oliva e il 35% quelli di vino".

"E' aumentata - fa notare la Confederazione - la percentuale di famiglie (10,6% del totale) che ha acquistato prodotti agroalimentari negli hard-discount, dove la spesa è a prezzi più contenuti".

"La crisi economica - conclude l'associazione agricola - condiziona i comportamenti di acquisto in campo alimentare, che avevano già cominciato a modificarsi negli ultimi anni".

E le cambiate abitudini d'acquisto si ripercuotono lungo tutta la filiera, fino al luogo d'origine di quel cibo che troviamo confezionato sugli scaffali dei supermercati: i campi.

Confagricoltura sottolinea infatti come all'impoverimento delle famiglie italiane corrisponde un parallelo impoverimento di chi il cibo lo produce come professione, gli agricoltori. Il calo, riporta Confagricoltura, "ha comportato ricadute negative per i redditi degli agricoltori, compressi contemporaneamente da un progressivo aumento dei costi di produzione".