L'obiettivo dell'azienda è reperire sul mercato cera di buona qualità per i suoi prodotti e allo stesso tempo fare un monitoraggio della presenza di inquinanti nella cera.
Beeskin produce infatti una pellicola a base di cotone certificato Gots (Global organic textile standard), resina vegetale, olio di jojoba bio e cera d'api, usabile in cucina per avvolgere i cibi al posto delle pellicole plastiche e per di più riutilizzabile.
Un prodotto innovativo, funzionale e utile per ridurre il consumo di plastiche usa e getta, le principali responsabili dell'inquinamento da plastica che finisce nel terreno o in mare.
Come ha raccontato Tina Sauer, fondatrice di Beeskin, "da quando abbiamo iniziato a cercare nuovi fornitori ci siamo resi conto di come la situazione fosse più grave di quanto potessimo immaginare".
Nel 70% dei casi, secondo l'azienda la cera che viene offerta dagli apicoltori non rispetta gli standard del Gots.
Ora, da giugno 2020, Beeskin ha iniziato una collaborazione con Aurelia foundation, l'associazione che si batte contro l'uso degli agrofarmaci e lavora per proteggere le api e il loro ruolo fondamentale nel mantenere la biodiversità.
L'obiettivo vuol essere anche quello di aiutare Aurelia foundation a mappare l'uso degli agrofarmaci nel continente europeo e nordafricano, usando le analisi multiresiduali sulla cera.
Un obiettivo ambizioso anche se il risultato di queste analisi potrà dare solo un quadro generico e non legato a specifici territori o periodi di tempo, dal momento che la cera viene fusa dagli apicoltori tutta insieme, fondendo favi e residui di smielatura di alveari che possono provenire da decine di chilometri di distanza o aver percorso lunghi tragitti durante le attività di nomadismo.
Ma, è importante ricordare, le analisi multiresiduali sulla cera sono importanti anche per responsabilizzare gli apicoltori stessi. Infatti nella maggior parte dei casi i residui presenti nella cera derivano da insetticidi o acaricidi di sintesi usati, a volte anche in maniera non corretta, per il controllo della varroa.
Una iniziativa comunque interessante, che può spingere tutti a lavorare per ottenere prodotti migliori sia dal punto di vista qualitativo che ambientale.