In Italia la coniglicoltura rappresenta un importante settore nell’ambito della zootecnia da carne, costituendo, in termini di rilevanza economica, il quarto comparto zootecnico dopo quello dei bovini, dei suini e degli avicoli. L'Italia rappresenta la seconda realtà mondiale in questo comparto dopo la Cina ed è leader Europeo con il 54% di produzione, seguita da Francia e Spagna. Nel nostro Paese vengono macellati circa 500 mila conigli alla settimana. Attualmente l'intera filiera cunicola sta attraversando una crisi di redditività dovuta - tra le diverse cause - anche all'incertezza normativa europea e alla forte fluttuazione dei prezzi legata alla concorrenza del prodotto importato da altri Paesi.

Conigli senza etichetta
Partendo da queste considerazioni L’Europarlamentare Remo Sernagiotto ha presentato alla Commissione Europea due importanti interrogativi su etichettatura e qualità delle carni importate. A proposito dell'etichetta Sernagiotto ha evidenziato che la normativa riguardante l’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di provenienza non prende in considerazione questo tipo di carne. Da qui il quesito rivolto alla Commissione su: “Qual è lo stato attuale della valutazione d'impatto e di fattibilità della possibile estensione dell'indicazione obbligatoria del paese di origine o del luogo di provenienza per le carni di coniglio?” Sul secondo aspetto, quello della qualità e sicurezza del prodotti di importazione l'interrogativo è stato: “Quali misure intende adottare la Commissione per tutelare la salute dei consumatori e per prevenire le frodi e l'eventuale concorrenza sleale per il settore cunicolo italiano ed europeo derivanti dall'assenza dell'etichettatura obbligatoria di origine?”

I numeri della coniglicoltura
La domanda dell’Europarlamentare è sorta dal confronto con i produttori di carni di coniglio: nel Veneto si concentra oltre il 40% della produzione, per un fatturato di 400 milioni di euro pari alla metà del volume d'affari nazionale. Le province a maggior vocazione sono Treviso seguita da Verona, Padova e Vicenza. Numeri importanti riguardano anche l’occupazione: l'allevamento di conigli dà lavoro a 10 mila addetti, 5 mila dei quali in Veneto.

Le importazioni
Le importazioni, secondo recenti dati statistici Istat, vedono come primo fornitore la Francia (55%) seguita da Ungheria 26%) e Spagna (16%). Durante il 2013 dalla Francia sono entrati quasi 15.000 quintali di conigli macellati con un incremento del 22% rispetto al 2012. “I nostri allevatori - spiega Sernagiotto - devono essere tutelati per questo ho deciso di portare la loro voce in Europa. È necessario che sia resa obbligatoria anche l'etichettatura delle carni di coniglio e che l’etichetta riporti e dove è nato l’animale, dove è stato ingrassato e dove è stato macellato. C’è un buco normativo che va colmato”.