Vacche di alta genealogia in mostra, presentate da 150 allevatori provenienti da ogni parte d'Italia. Campionessa assoluta Al-Pe Doriana, splendido esemplare di razza Frisona pluripremiato in numerose manifestazioni zootecniche. E a far da cornice un grande recinto fieristico dove macchine, attrezzature e proposte di mezzi e servizi per gli allevamenti hanno gareggiato per presentarsi con la migliore immagine. Il tutto in un bagno di folla, composta da tecnici, esperti, ricercatori, consulenti e soprattutto Allevatori, quelli con la A maiuscola. Così si è presentata per la sua 63esima edizione la Fiera internazionale del bovino da latte che si è svolta a Cremona dal 23 al 26 settembre. Chi temeva che i mille problemi che il mondo del latte sta vivendo potessero togliere smalto alla manifestazione cremonese, si è sbagliato. E' stato vero il contrario. I temi del mercato, la mai sopita vicenda delle quote latte e delle multe, la crisi che stanno attraversando i grandi formaggi Dop, sono stati invece al centro di ogni conversazione, da quelle fra i corridoi che separavano gli stand fieristici ai dibattiti che per quattro giorni si sono avvicendati nel denso programma di convegni e conferenze e tavole rotonde che hanno dato voce alla fiera.
Cosa si è detto
Fra i molti incontri, tutti di ottimo livello, un ruolo centrale è andato alla quinta edizione degli Stati generali del latte, un'occasione per fare il punto sulla difficile situazione del comparto, utile a tratteggiare le strategie per il futuro. Sul podio si sono avvicendati gli interventi di Antonio Piva, presidente di CremonaFiere, Ernesto Folli, presidente nazionale Unalat, Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura, Mario Lanzi, presidente di Cia Lombardia, Fabio Del Bravo di Ismea e Tommaso Mario Abrate, presidente settore lattiero caseario di Fedagri Confcooperative. Il dibattito ha confermato la necessità di porre al centro l'impresa agricola, decisiva nel difendere e promuovere il settore lattiero. Ma servono politiche concrete che ne sostengano il ruolo sul mercato reale e in tal senso è stato apprezzato l'intervento a sostegno dei formaggi grana con il ritiro di 200 mila forme (ne ha parlato anche Agronotizie), ma occorrono anche interventi che non siano dettati solo dalle necessità congiunturali. In questa direzione è stato ancora una volta messa in evidenza l'importanza di promuovere le vendite sui mercati internazionali. Un compito, è stato sottolineato, che vede in prima fila i Consorzi di tutela.
Protagoniste le quote
Non poteva mancare un riferimento alle quote latte ed al suo seguito di multe che ancora assillano gli allevatori italiani. Concordi gli interventi nel chiedere al ministro dell'Agricoltura che si tenga conto degli impegni assunti dagli allevatori che hanno rispettato le regole e che si eviti un “colpo di spugna” che andrebbe a premiare quanti delle stesse regole hanno fatto invece carta straccia.
La risposta del ministro Luca Zaia è arrivata già all'indomani della giornata inaugurale della Fiera di Cremona. “Non ho mai parlato di sanatoria del passato. – ha detto il ministro intervenendo all’assemblea di Fedagri-Confcooperative - Bisogna trovare una soluzione onorevole e legale, come quella che sto preparando con un decreto-legge la cui emanazione è prevista per il 18 novembre.” Per la data del 18 e 19 novembre, ricordiamo, è in programma l'incontro finale sull'Health Check della politica agricola comunitaria ed è per questo motivo che il ministro non vuole “scoprire le sue carte” prima di allora. In ballo ci sono le richieste italiane, fra le quali anche l'aumento della quota per un milione di tonnellate, che se accettata, potrebbe modificare e di molto il quadro di riferimento. Intervenendo a Cremona il ministro Zaia ha anche ricordato il progetto di un “fondo speciale” sul latte, destinato al sostegno delle aziende zootecniche in vista della flessione del mercato che gli analisti prevedono si verifichi dopo l'abolizione delle quote.
L’altalena dei prezzi
L'appuntamento con il primo aprile 2015, data di cessazione del regime delle quote, è dunque visto con preoccupazione, ma senza aspettare sette anni, in molti già oggi si chiedono come affrontare le difficoltà del mercato lattiero caseario. Se appena 12 mesi fa i prezzi erano in tensione e le quotazioni del latte spot superavano persino i 50 centesimi al litro, oggi la situazione si è ribaltata. I prezzi del latte sono in flessione e il latte alla stalla viene pagato anche meno di 40 centesimi. Di chi la colpa? Più di una le motivazioni e fra queste gli andamenti produttivi mondiali. E' il caso, per fare un esempio, di quanto accaduto in Nuova Zelanda colpita dalla siccità e poi beneficiata da una stagione clemente. Con il risultato di deprimere prima le produzioni di latte per poi farle aumentare. Con effetti che si sono riverberati sui mercati di tutto il mondo. Perché il latte, prodotto consumato per gran parte localmente e solo per un sedicesimo commercializzato a livello internazionale, sembra essere diventato emblema tipico del mercato globale. Basta un po' di siccità in una delle aree del mondo a forte vocazione lattiera (e la Nuova Zelanda è fra queste) perché la produzione scenda e i prezzi, a livello internazionale, alzino la testa. Anche questo è stato uno dei temi dibattuti a Cremona e l'occasione è venuta dal convegno “il mercato lattiero, problemi, prospettive e strategie”, incentrato sulla relazione di Daniele Rama dell'Università di Piacenza. Il latte ha dunque connotati fortemente legati alla globalizzazione, motivo che induce a ritenere che il prezzo del latte italiano, qualità a parte, dovrà sempre più guardare al prezzo mondiale nell'orientare le sue strategie.
Il nodo distribuzione
Anche se restano forti disparità poi nella distribuzione del valore, come messo in evidenza dal presidente di Unalat, Ernesto Folli, che nel convegno indetto a Cremona dalla stessa Unalat ha voluto mettere in evidenza le difficoltà dei nostri allevatori di fronte al nostro sistema distributivo. E a questo proposito ha ricordato che mentre ad un allevatore italiano rimane solo il 27 percento del prezzo finale pagato dai consumatori, ad un allevatore canadese resta invece ben il 66 per cento.
Arriva la carne
Da Cremona arrivano anche segnali indirizzati al mondo della carne, che vive peraltro situazioni di difficoltà non meno lievi del settore lattiero. Per dare voce anche a questo comparto la fiera di Cremona ha annunciato l'organizzazione (dal 22 al 25 ottobre del prossimo anno) di una nuova manifestazione che con il nome di MeatItaly si rivolgerà alla filiera della carne bovina. In attesa di questo nuovo salone, suonano intanto di buon auspicio i risultati conseguiti da questa 63esima edizione della Fiera internazionale del bovino da latte. I dati giunti dopo la chiusura fanno segnare nuovi record, come la presenza di oltre 68mila visitatori, 831 espositori provenienti da 14 diverse nazioni, la presenza di 400 bovine di ottima genealogia, presentate da 150 allevatori. Se nel suo campo MeatItaly saprà fare altrettanto, il successo è assicurato.