Ovviamente, se per le due prime forme di concimazione non servono particolari conformazioni degli impianti, per adottare la terza via serve che i frutteti siano stati allevati in filari regolari, che le piante abbiano una taglia contenuta compensata magari tramite un maggior numero di piante lungo la fila.
Per esempio, alcuni pescheti romagnoli moderni, oppure i meleti della Val d'Adige. Chi coltiva actinidia, infine, è per la maggior parte passato a tale approccio tecnico. Senza dimenticare che in Spagna sono arrivati da tempo ad allevare gli oliveti in tal guisa, facilitando sia l'irrigazione, sia la nutrizione, sia la raccolta, resa possibile tramite gli appositi macchinari.
Fatti salvi i presupposti di cui sopra, tra i diversi vantaggi offerti dalla fertirrigazione vi è quello di poter applicare gli elementi nutritivi in modo particolarmente uniforme sull'area interessata, consentendo interventi pronti ed efficaci, in special modo somministrando appositi concimi idrosolubili. Nei frutteti, per esempio si possono trovare sul mercato ottimi idrosolubili a basso tenore di urea, esenti da cloro e arricchiti con i molteplici microelementi necessari al supporto delle specifiche fasi colturali. Per esempio, a ridosso della fioritura è bene contemplare prodotti che abbiano un buon contenuto di fosforo, proseguendo poi con turnazioni fra i sette e i dieci giorni in funzione anche del fabbisogno idrico delle piante.
Va da sé che in stagioni particolarmente piovose, tale approccio viene parzialmente mortificato proprio dalla presenza di acqua piovana che rende superflua l'irrigazione e, con essa, la nutrizione in tal guisa. Il vantaggio della fertirrigazione è infatti quello di localizzare acqua e nutrienti vicino alle radici delle piante, permettendone l'assorbimento facile e veloce senza favorire al contempo la vegetazione spontanea. E proprio la grande focalizzazione sulla coltura permette di ridurre i quantitativi totali somministrati di un quinto e a volte di un quarto rispetto ad altre tecniche di somministrazione.
Nel corso dell'anno si potrà poi passare a concimi contenenti maggiori livelli di calcio, utile all'innalzamento della qualità finale dei raccolti e a prevenire eventuali fisiopatie da carenza. Per le medesime ragioni è utile considerare la somministrazione di chelati di ferro.
Va da sé che per adeguarsi a tale approccio si deve prevedere una certa spesa iniziale, la quale può spaziare in un range alquanto ampio ma che spesso si posiziona intorno ai 2-3mila euro per ettaro.
Infine, anche i controlli e le manutenzioni sono da tenere in debito conto, visto che se si intasano o si danneggiano alcuni punti di gocciolamento, a quelle piante di acqua e nutrienti non ne arriva.
In fase di valutazione, quindi, oltre agli indubbi benefici agronomici offerti dalla fertirrigazione dei frutteti, vanno tenuti in conto anche gli aggravi di tempi e costi dovuti agli impianti. Certamente assenti, questi, se si predilige la concimazione fogliare, effettuabile con gli irroratori già presenti in azienda, magari contestualmente all'applicazione di agrofarmaci. Prima di orientarsi quanto a scelte è quindi bene fare le più opportune valutazioni, magari affidandosi a tecnici specializzati in tal senso.
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Fonte: Agronotizie