"Grazie a questo nuovo strumento, gli operatori del settore e degli utilizzatori finali avranno modo di interagire, profilando le diverse attività dell’Istituto tramite l’osservazione, la segnalazione e la critica costruttiva. In un futuro, nel caso decidessimo di offrire il servizio di analisi dei prodotti agli agricoltori, cosa di cui abbiamo già ipotizzato, sarà possibile collegarsi al sito per poter conoscere in tempo reale la qualità dei fertilizzanti che si è utilizzato o che si intende utilizzare".
Così Enrico Lorenzini, presidente di Icqf, l'Istituto per il controllo della qualità dei fertilizzanti, presenta il nuovo sito dell'Istituto che consentirà di creare un'interfaccia virtuale tra le aziende e le numerose attività svolte.
Nato con l'obiettivo di creare un marchio di qualità dei concimi a garanzia di utilizzatori e consumatori, Icqf prende avvio nel 1996 per iniziativa alcune aziende sensibili al problema della qualità dei fertilizzanti, per valorizzare le produzioni degli aderenti e monitorare l'andamento del mercato sotto il profilo della qualità, in un periodo in cui il problema delle frodi stava diventando di difficile soluzione.
Attualmente riunisce 26 aziende che rappresentano oltre il 70% in volume del mercato nazionale dei fertilizzanti.
L'attività prevalente dell'Istituto - che non ha fini di lucro e si finanzia attraverso le quote associative - è quella di effettuare prelievi e analisi di fertilizzanti prodotti dalle aziende aderenti per monitorare l'andamento complessivo dell'offerta di fertilizzanti relativamente ai contenuti dichiarati di nutrienti.
"Numerosi sono i controlli a cui vengono sottoposti i fertilizzanti - spiega Lorenzini -: viene controllato il peso dichiarato, viene accertato il titolo attraverso l'analisi chimica e il calcolo dell'epsilon (l'indice di qualità)". E questi sono solo alcuni esempi.
Dal 1996 ad oggi sono stati prelevati ed analizzati oltre 7000 campioni di concimi minerali, organici ed organo–minerali. Circa l’80% di essi sono campioni relativi ai formulati messi in commercio dalle aziende aderenti per effettuare il controllo al fine della concessione del marchio, il rimanente sono campioni di prodotti di aziende non aderenti all’Istituto.
Il campionamento è realizzato tramite una rete di campionatori qualificati (professionisti agronomi) ed interessa tutte le regioni italiane, in proporzione agli impieghi di fertilizzanti delle singole aree e tutte le categorie di concimi ed è effettuato sia presso aziende agricole che presso commercianti.
Oltre all'attività di controllo, l'Istituto promuove anche la produzione, la distribuzione e l’impiego di fertilizzanti a titolo garantito e collabora con l'Amministrazione pubblica preposta al controllo dei fertilizzanti e con istituti operanti nella ricerca per la tutela e la promozione della qualità dei prodotti.
Ma in cosa consiste, esattamente, il marchio rilasciato dall'Istituto? "Alle aziende che superano l'esame del controllo analitico - dice il presidente - viene concesso l'uso del marchio per l'anno incorso. I criteri di concessione si basano sul raggiungimento da parte dell'associato di un indice di qualità (epsilon) dei propri prodotti in linea, se non addirittura migliore, a quanto previsto dalla normativa. Il marchio, però, non è una garanzia dei titoli del singolo prodotto acquistato, ma evidenzia che il fabbricante che si è sottoposto al controllo volontario della propria produzione con esito complessivo positivo è in grado di garantire al mercato un prodotto di qualità insieme a una propria immagine di correttezza e di serietà".
Dando uno sguardo ai mercati, l’andamento del consumo dei fertilizzanti in questi ultimi anni è caratterizzato da una importante contrazione.
"Da una semplicissima verifica - spiega il presidente nella sua relazione all'Assemblea dell'Istituto che si svolge Roma - si può vedere come dal 2007 il calo dei concimi azotati si aggiri intorno all’11%, al 25% per i concimi fosfatici e al 53% per i potassici. La riduzione dei concimi composti è stata del 42%. Una situazione a dir poco difficile - prosegue Lorenzini - che ci induce a qualche riflessione".
Sulla qualità, innanzitutto. "In un mercato in forte recessione - spiega - la qualità può giocare un ruolo fondamentale per poter risalire la china. La possibilità di offrire produzioni certificate può rivelarsi una carta vincente. E’ infatti dimostrato come il consumatore sia in grado di valutare ed accettare positivamente mezzi di produzione di qualità accertata, anche se ad un costo più elevato".
In questo ultimo periodo l'Istituto ha attivato una campagna di raccolta e campionamento più snella che entro la fine di giugno consenta di avere tutti i risultati delle analisi e dunque definire l’attribuzione del marchio di qualità entro l’autunno.
Per il futuro "proseguiremo nella verifica sia degli aderenti che dei non aderenti - dice Lorenzini - in quanto tutti riteniamo che sia molto importante non abbassare la guardia nell’attività di controllo. E contemporaneamente verranno maggiormente coinvolte le aziende aderenti in modo da sfruttare al massimo il know-how e la conoscenza del mercato che necessariamente non può essere prerogativa esclusiva dell’Istituto. Sono convinto che, così facendo, si possano realizzare quelle iniziative che permettono di creare una maggior capillarità nella divulgazione delle informazioni raccolte dall’Istituto, oltre ad assicurarne una presenza più significativa sul mercato".