La figura del consulente fitosanitario è fondamentale nel contesto agricolo di oggi in cui compaiono sempre più insetti alieni e nuove malattie, i mezzi di controllo chimici diminuiscono e gli obiettivi politici comunitari mirano ad una maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il consulente ha come compito quello di innovare l'azienda agricola e di conseguenza aiutarla a diventare più competitiva sul mercato aumentando il suo bagaglio di conoscenze.

Il 28 gennaio 2021 si è tenuto l'incontro online "Tavola rotonda: il consulente fitosanitario e la protezione delle piante" organizzato dall'Aipp (Associazione italiana per la protezione delle piante).

La tavola rotonda ha visto la partecipazione di 300 persone sulla piattaforma Zoom (numero massimo consentito, raggiunto quasi immediatamente) e di 2mila visualizzazioni della diretta Facebook. All'evento sono intervenuti i rappresentanti del Sistema di formazione scolastico ed universitario, del Mipaaf, delle Regioni, degli Ordini e Collegi dei tecnici agricoli.

Durante la mattinata l'attenzione si è concentrata su due questioni: chi è e quali sono i compiti del consulente fitosanitario e come il consulente fitosanitario si forma.
 

Il consulente fitosanitario nella direttiva 2009/128 e nel Piano d'azione nazionale

La figura del consulente fitosanitario nasce con la normativa sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (direttiva 2009/128/CE) recepita dal decreto legislativo 150 del 14 agosto 2012 e di conseguenza rientra nel Pan (Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) scaduto nel 2019 e ad oggi in fase di revisione.

Definizione del consulente: persona in possesso del certificato di abilitazione alle prestazioni di consulenza in materia di uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e sui metodi di difesa alternativi (art.3 d.lgs. n.150/2012).

Formazione adeguata: formazione di base (25 ore) e di aggiornamento (12 ore) fornita dalle autorità competenti.

Autorità competenti: sono le Regioni e le Province autonome responsabili per l'istituzione del sistema di formazione che prevede i corsi di formazione, la valutazione finale (esame) e il rilascio delle abilitazioni. Sulla base di specifici accordi con le autorità competenti regionali, le università, gli istituti agrari, gli ordini ed i collegi professionali del settore agrario possono organizzare le attività formative propedeutiche al rilascio e/o al rinnovo del certificato di abilitazione all'attività di consulente. La valutazione e il rilascio delle abilitazioni spettano invece alle regioni.

Certificato di abilitazione: va rinnovato ogni 5 anni ed è valido su tutto il territorio nazionale. Per il rinnovo del certificato di abilitazione alla consulenza deve essere verificata la partecipazione a specifici corsi o iniziative di aggiornamento.

I titoli di studio per accedere all'abilitazione per consulente: diplomi o lauree in discipline agrarie e forestali a condizione che abbiano un'adeguata conoscenza in materia di difesa integrata e sulle materie elencate nell'allegato I, comprovata dalla frequenza ad appositi corsi con valutazione finale. Il nuovo Pan prevede che periodicamente e comunque almeno ogni 2 anni il Miur aggiorna l'elenco dei titoli di studio equipollenti e il Mipaaf predispone entro 12 mesi i materiali didattici per i corsi di base e di aggiornamento.

Imparzialità del consulente: l'attività del consulente è incompatibile con la condizione dei soggetti che hanno rapporti di dipendenza o di collaborazione diretta a titolo oneroso con soggetti titolari di autorizzazione di prodotti fitosanitari. Il soggetto in possesso del certificato di abilitazione alla consulenza non può svolgere l'attività di vendita e per contro il soggetto in possesso del certificato di abilitazione alla vendita non può svolgere l'attività di consulenza.

La nuova Pac promuoverà la conoscenza dei seguenti temi:
  • principi generali della difesa integrata (allegato III del d.lgs. n. 150/2012);
  • tecnologie innovative che permettono di ridurre l’uso dei prodotti fitosanitari (agricoltura di precisione e digitale);
  • metodi di produzione a basso apporto di prodotti fitosanitari, fra cui agricoltura biologica e produzione integrata;
  • utilità e vantaggi connessi al controllo funzionale delle macchine irroratrici;
  • tutela della biodiversità all’interno dei siti natura 2000 e aree naturali protette.
Nella bozza della nova Pac, infatti, l'attività di consulenza viene inserita in un sistema più complesso e articolato detto Akis (Agricultural knowledge and innovation systems) o sistema delle conoscenze che avrà come obiettivo principale quello di rendere l'agricoltura europea più smart, sostenibile e digitale.

La figura del consulente fitosanitario deve essere adeguatamente formata e continuamente aggiornata perché è chiamata a svolgere un ruolo molto più articolato, rispetto al passato: le diverse tematiche relative all'uso sostenibile necessitano, infatti, di competenze specifiche. L'agricoltura di precisione e la digitalizzazione saranno fondamentali nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità in tema di utilizzo dei prodotti fitosanitari.


I corsi di studio universitari
Da un'analisi svolta da Paolo Sambo (Presidente del coordinamento corsi di studio in Scienze e tecnologie agrarie, Costag) e da Agostino Brunelli (Presidente giornate fitopatologiche) è emersa la situazione dei corsi di studio universitari in Italia e il loro potenziale contributo alla formazione del consulente fitosanitario.

Osservando le materie e gli argomenti su cui devono essere basati i corsi di formazione per l'attestazione di consulente fitosanitario, si è definito un quadro generale della disponibilità di corsi di laurea triennali e magistrali potenzialmente coerenti con il profilo del consulente fitosanitario.

Le discipline richieste sono:
  • discipline delle produzioni (agronomia, coltivazioni erbacee, coltivazioni arboree, orticoltura);
  • discipline dell'ingegneria agraria (idraulica, meccanizzazione e costruzioni rurali);
  • discipline della difesa (entomologia e patologia).
Nel complesso, in Italia, ci sono 58 corsi di studio in lauree triennali in Scienze e tecnologie agrarie (compresi anche quelli in Scienze e tecnologie forestali e viticoltura ed enologia) distribuiti in 29 sedi e 34 corsi di studio di lauree magistrali in 21 sedi. Al loro interno questi corsi di studio possono essere molto diversi a seconda del curricula e quindi del tipo e del numero di esami.

Analizzando tutti questi dati è risultato che:
  • la formazione nelle materie importanti per il consulente viene fornita per la maggior parte dei casi dalla laurea triennale, tanto che è impossibile valutare l'apporto alle competenze da parte delle lauree magistrali;
  • in Italia 45 curricula su 76 totali forniscono una buona conoscenza del sistema colturale delle piante, di cui solo 27 (36% del totale) risultano completamente coerenti perché erogano esami di tutte e tre le discipline importanti;
  • in Italia 31 curricula su 76 totali forniscono una conoscenza superficiale del sistema colturale della pianta;
  • mancano corsi specifici per lo studio del diserbo (gestione delle infestanti), della meccanica agraria e della tossicologia.
 

Conclusioni

Il ruolo del consulente fitosanitario è cambiato, d'ora in poi non sarà una figura esclusivamente preparata sulle malattie delle piante e sui prodotti fitosanitari. Il consulente fitosanitario sarà formato affinché abbia una visione multidisciplinare. Il consulente dovrà, infatti, conoscere tutti i fattori biotici e abiotici che influenzano la coltura, tutti i mezzi che permettono di prevenire l'insorgere delle malattie in campo e di conseguenza conoscere tutte le strategie di difesa possibili affinché il prodotto fitosanitario diventi l'ultima soluzione possibile.

Nello specifico, alla nuova figura del consulente fitosanitario è chiesto di:
  • applicare i principi di difesa integrata (monitoraggio, scelta della cultivar, rotazioni, ecc.);
  • applicare i principi della produzione integrata e dell’agricoltura biologica;
  • scegliere i prodotti fitosanitari meno pericolosi (ma efficaci);
  • utilizzare macchine irroratrici che riducono i fenomeni di inquinamento (nuove tecnologie);
  • applicare i principi dell'agricoltura di precisione (digitalizzazione);
  • gestire i trattamenti in prossimità dei corpi idrici e al confine con aree frequentate dalla popolazione (scelta e applicazione di adeguate misure di mitigazione in funzione della fascia di rispetto e del prodotto fitosanitario utilizzato).
In ogni caso, ai fini pratici, sembra evidente l'impossibilità di utilizzare il solo titolo di studio per valutare la formazione del consulente fitosanitario. C’è un importante contribuito dato dai percorsi didattici universitari, ma questi non sono completamente coerenti. Nel corso della tavola rotonda è stato proposto di istituire un tavolo tecnico tra il comitato scientifico del Pan e la Conferenza di agraria per identificare i saperi minimi a cui sia le Regioni che i corsi di studio possano fare riferimento per adeguare l'offerta formativa alle esigenze del Pan.

Guarda la registrazione della tavola rotonda a questo link