In seguito giunse Malles, in Val Venosta, ove si tenne un referendum cittadino per chiedere l'abolizione dei "pesticidi" e la conversione a biologico di tutta l'agricoltura locale. Come se nel biologico non si usassero pesticidi. L'iniziativa fu ampiamente commentata su AgroNotizie (qui e qui). Poi arrivò anche l'interessamento della Corte di Conti sulle procedure un filo "originali" e per le spese che avevano caratterizzato il referendum, sul quale è al momento calato il silenzio. Per lo meno a livello nazionale.
Qua e là si sono poi succedute analoghe iniziative, il cui elenco e relativi articoli sarebbero però stati solo una ripetizione dei punti di cui sopra. È invece giunto oggi il momento di esprimere nuovamente un commento in tal senso. Perché dai e dai con queste mozioni di stampo ambientalista qualche dubbio viene pur fuori.
A Ferrara giunge infatti l'ennesima mozione anti-pesticidi da parte del locale M5S, il cui capogruppo avrebbe esternato la seguente filippica sul glifosate [poteva forse mancare, nda?], per lo meno per come la riporta il quotidiano d'informazione Stradeonline.it:
“Fa venire il cancro ai bambini e ai cani che portiamo al parco, alle vecchiette che raccolgono i fiorellini nei cimiteri. Il suo uso in campo agricolo è devastante: il prodotto penetra nell’acqua e rimane lì, poi noi lo beviamo, entra nei mitocondri a innescare processo cancerogeno, oltre che malattie come Parkinson”.
Per commentare le argomentazioni altrui che non si condividono si usa dire talvolta che sono "fatte a pera", sottolineandone così la forma originale al limite del bislacco. E molto facile sarebbe in tal caso usare questa espressione, visto che Ferrara è la capitale europea proprio della pera. Ma la faccenda è seria e merita perciò qualcosa di più che essere liquidata con una battuta ilare.
Nell'accusa ai diserbanti mossa nella città estense si citerebbero infatti anche il rapporto dell'Ispra sulle acque o il recente inserimento di glifosate nel Gruppo 2A dello Iarc, altro evento ampiamente commentato su AgroNotizie con un articolo basato sul confronto delle posizioni dello Iarc e del Bundesinstitut für Risikobewertung, cioè l'istituto federale per la valutazione dei rischi, il quale sarebbe invece giunto a conclusioni diametralmente opposte. Si prega quindi di andarselo a rileggere per rinfrescarsi la memoria.
Circa invece i valori nelle acque di falda, nel report dell'Ispra si legge (pag. 62) che glifosate sarebbe stato trovato con un picco massimo di 0,2 µg/L, cioè il doppio del limite di legge italiano, mentre nel 2012 l'erbicida non appare nella tabella riassuntiva del rapporto (pag. 65-66). Si trova invece il suo metabolita Ampa, con un picco massimo rilevato pari a 1,3 µg/L. Ovvero 13 volte il limite di legge. L'anno precedente, nel 2011, era a 0,32 µg/L, cioè tre volte circa il limite.
E badare, si sta parlando del picco massimo, non della norma.
Tanto per fare un paragone, l'Environmental Protection Agency americana riporta un limite di Legge per il glifosate di 0,7.
Microgrammi? No: milligrammi. Tradotto, in Usa si considera sicuro un livello di glifosate pari a 700 µg/L (Leggi la tabella dell'Epa). Cioè settemila volte quello fissato in Italia tramite decisioni normative avulse da qualsivoglia considerazione tossicologica.
Non a caso, i limiti fra Europa e Usa sono spesso differenti per alcuni ordini di grandezza: qui si è stabilito che più di 0,1 µg/L non ci debba essere niente, senza chiedersi alcunché sugli aspetti tossicologici delle diverse molecole. In Usa i normatori si fanno invece un discreto mazzo per stabilire limiti specifici per ogni sostanza attiva, partendo dai rispettivi parametri tossicologici e valutando quindi i livelli da rispettare, nei cibi e nelle acque. Molecola per molecola. Tradotto in parole semplici, se negli Usa avessero trovato i livelli riscontrati in Italia avrebbero fatto una Ola, perché per loro quei livelli sono più o meno equivalenti a dire che ne è stato trovato zero. E a ragion più che veduta, peraltro.
Ora, chiarito che spesso si urla al lupo al lupo anche quando se ne trovi in giro soltanto un pelo, chiediamoci il perché, periodicamente, emergano tali crociate per l'abolizione totale degli odiati "pesticidi". Crociate nate in Italia sul finire degli anni '80 con un famoso referendum a livello nazionale indetto dai Verdi. Referendum ovviamente fallito.
Già, perché - ci avete fatto caso? - alla fine nessuna di queste crociate giunge mai a conclusione. Tutte rimbalzano contro le ovvie conclusioni della realtà dei fatti: gli agrofarmaci servono, non sono mostri a sette teste e quindi li si continuerà a usare.
Del resto, farebbero la stessa fine anche eventuali mozioni per proibire l'uso di combustibili fossili per la locomozione: tutti usano l'automobile, ambientalisti inclusi, quindi tutti zitti. Manco ci provano. Coprirsi di ridicolo agli occhi di un'intera nazione non piace infatti a nessuno. Proporre di bandire i "pesticidi", invece, fa coprire i promotori di ridicolo solo agli occhi degli esperti del settore, i quali sono però una risicatissima minoranza. Il popolino, invece, può essere sobillato facilmente proprio perché non è padrone del tema in oggetto.
Ma perché allora tante urla, se poi alla fine gli agrofarmaci restan lì? Tutto sommato, pare quasi di assistere a certi film comici, ove un gruppo di amici tiene stretto uno di loro che, a parole, vorrebbe aggredire e massacrare di botte uno che è ben più grande e grosso di lui. Quindi urla come un ossesso di lasciarlo andare che vuole fare un macello, salvo poi dire "Ahò, che fate? Me mollate?" quando gli amici lo liberano davvero per vedere sul serio cosa fa. Della serie: fare i ganassa promettendo sfracelli è molto facile, soprattutto quando si sappia che - tanto - nessuno ti molla per vedere cosa succede e cosa davvero sei disposto a fare. E quali responsabilità sei disposto ad assumerti.
Naturale sorge quindi il sospetto che tutte queste crociate nascano già sapendo che alla fin fine non andranno da nessuna parte, proprio perché ci sono altri - amici o meno che siano - che tengono duro e impediscono lo scempio che deriverebbe se venissero davvero messi in atto i vari bandi dei "pesticidi". "Altri" da eleggere quindi a cattivi della situazione e da additare quali servi degli immancabili poteri forti, sempre ammiccati, ma mai descritti nei dettagli. D'altronde, senza un po' di mistero, che complottismo sarebbe?
Se così davvero fosse, però, si potrebbe perfin concludere che tali uscite sensazionalistiche siano mosse unicamente da interessi personali - localistici, politici o economici che dir si voglia - oppure da un insano egocentrismo esibizionistico che pur di salire sulla ribalta fa dire e proporre cose insensate. Insensate ovviamente per gli esperti, ma di forte impatto emotivo sulla popolazione.
Per verificare la bontà o la fallacità di tale ipotesi, sarebbe quindi simpatico usare una provincia a caso come laboratorio sperimentale. Per esempio, si potrebbe bandire l'uso degli agrofarmaci (tutti: mica solo quelli che ci sono antipatici...) nella provincia di Bolzano, oppure in quella di Ferrara. Cioè le due che producono rispettivamente la maggior parte delle mele e delle pere italiane, con il cospicuo indotto economico che esse generano. Il tutto, ovviamente, sotto la diretta responsabilità dei promotori del bando, da chiamare a rispondere in solido per gli eventuali danni causati, diretti e indiretti.
E poi nascondersi per vedere l'effetto che fa...