"Visto l'esito dell'esame in Senato, che non ha preso in considerazione alcuno degli emendamenti finalizzati ad evitare la soppressione dell'Ense, l'ente incaricato della certificazione ufficiale in Italia delle sementi, non ci resta che appellarci alla sensibilità e lungimiranza del ministro Galan per fare sì che l'attività delle aziende sementiere e la certificazione delle sementi non si trovino a subire penalizzazioni ed aumenti di costi ingiustificati". Lo dichiara Paolo Marchesini, di recente eletto presidente di Assosementi, l'Associazione italiana dell'industria sementiera, fortemente preoccupata per i problemi che l'attività sementiera potrebbe trovarsi ad affrontare.

"E' già stato evidenziato da più parti che l'Ense ha un bilancio in attivo, proprio grazie al lavoro prodotto in Italia dalle aziende sementiere, e che quindi non c'è giustificazione economica per sopprimerla – continua Marchesini. "Va inoltre sottolineato che le esigenze specifiche dell'attività di certificazione, legata ai cicli delle colture, ai tempi di lavorazione delle sementi ed alle esigenze del mercato, sono tali da richiedere una forte flessibilità del personale, accanto alla necessaria professionalità, che dubitiamo possano oggi trovare sufficiente risposta con il passaggio delle funzione dell'Ense ad un altro ente di ricerca privo di specifiche competenze".

"E' necessario - aggiunge il presidente di Assosementi - "che chi si renderà responsabile di portare avanti la decisione di sopprimere l'Ense, sia cosciente non solo dei problemi operativi e del danno economico che può provocare ad un settore, quello sementiero, già in difficoltà per la decisione di togliere l'obbligo di utilizzare seme certificato per accedere ai pagamenti dell'art. 68, ma anche dei maggiori costi di produzione che potrebbero subire le sementi prodotte in Italia. In questo momento in cui si parla di decisioni per rilanciare l'economia e le attività produttive, questa è davvero l'ultima delle scelte che come categoria ci saremmo attesi".